Rispetto a maggio dello scorso anno, secondo i dati resi noti dall’Istat venerdì scorso, 23 luglio, le vendite al dettaglio sono diminuite dell'1,9%. Si tratta del secondo calo consecutivo dall’inizio del 2010. Una variazione che non solo tocca più marcatamente che in passato il settore alimentare, ma che smorza i segnali, se non di ottimismo, di timida fiducia generati dal trend positivo della produzione industriale registrato negli ultimi mesi.

La “foto” scattata dall’istituto di statistica ritrae effettivamente una situazione generale che evidenzia ancora oggettive difficoltà dei consumi a imboccare la via della ripresa. Il consumatore - come rileva anche un'indagine Ismea sulle tendenze agroalimentari - continua a essere cauto negli acquisti e, viste le difficoltà, punta al prezzo più basso, cercando di evitare di spendere per il superfluo.

Da qui a drammatizzare la situazione, però, ce ne corre. Cosa che invece è stata puntualmente fatta – ciascuno tirando l’acqua al suo mulino – da molte associazioni: dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori al Codacons, da Confcommercio a Confeserecenti. Dimenticando però che l’Istat rileva i dati basandosi sul valore delle vendite, e non sui loro volumi.

Come mai non si fa cenno, nei commenti catastrofisti delle suddette associazioni, al fatto che il livello della pressione promozionale ha da tempo ingranato la quarta e ormai un quarto degli scontrini riguarda prodotti in promozione? Non solo. A volere leggere secondo un’altra prospettiva quegli stessi dati dell’Istat, la tendenza delle vendite al dettaglio non è poi così negativa.

Negli ultimi dodici mesi, secondo l’Istat, tanto i consumi non food quanto quelli dei generi alimentari hanno subìto una flessione del 2%. Se però si guarda il dato tendenziale relativo ai primi cinque mesi di quest’anno i suddetti valori si riducono rispettivamente al -1,2% e al -0,2%. Scendendo nel particolare, il risultato negativo accusato dalla grande distribuzione dal maggio 2009 al maggio 2010 (-0,5%) si è trasformato in un +0,4% da gennaio a maggio di quest’anno.

Ancora in difficoltà, invece, le piccoli superfici. Che però migliorano sensibilmente la loro performance passando dal -2,9% al -1,1%. Anche volendo analazzire l’andamento delle vendite per format distributivo le cose (continuando nel suddetto confronto), non cambiano. Gli ipermercati dimezzano il dato negativo (da -1% a -0,5%), lo stesso accade per i supermercati (da -0,5% a -0,3%). Persino meglio fanno i discount (da -0,8% a -0,2%), mentre i punti vendita non specializzati a prevalenza non alimentare invertono addirittura la tendenza, passando da -0,8% a +1,7%. E gli specializzati spiccano il volo, mettendo a segno un balzo che li porta dal +0,7% al +2,3%.