In seno ai DM Awards 2011, il concorso organizzato da “Distribuzione Moderna” per premiare i migliori siti del largo consumo, Nielsen ha presentato le principali tendenze del mercato del food & grocery aggiornate al terzo trimestre del 2011.
Intanto l'indice di fiducia del consumatore è in caduta e, mentre per l'Europa in generale si attesta su 74 punti, da noi si ferma a quota 52. L'Italia, dopo il calo di 16 posizioni nell'ultimo quarter del 2010, ne perde ancora 3. Più pessimisti di noi ci sono gli Ungheresi, i Portoghesi, i Croati, i Rumeni e i Greci, mentre francesi e spagnoli viaggiano su 56 punti. Nel mondo i più ottimisti sono gli indiani, con un indice di 121.
Le strategie adottate per risparmiare sono, nell'ordine, comprare meno abbigliamento (62%), ridurre i pasti fuori casa (58), tagliare i costi per l'intrattenimento extradomestico (57), ma, quello che qui più interessa, acquistare marchi alimentari più economici (52), un trend, quest'ultimo, destinato, secondo il 22% a protrarsi anche nel 2012.

Il morso dell'inflazione

A riprova dell'orientamento depressivo da parte della domanda ci sono le performance del grocery in generale, con volumi fermi e fatturati in lieve aumento, il che indica, inequivocabilmente, che i prezzi sono in crescita (precisamente del 2,4%). E così, secondo Nielsen, l'inflazione riferita al panel gdo si avvicina ai livelli record del 2008, piazzandosi a +3,4 nel gennaio-ottobre 2011.
I beni più inflativi a settembre si dimostrano i prodotti food in genere (5,5%), mentre il beverage si comporta meglio, con un 2,4%. Il drug, dal canto suo, fa segnare un +3,3%.
Nonostante questo i contributi di crescita più positivi arrivano proprio da alcuni generi alimentari, e specialmente dai freschi e dai surgelati.
Diverse categorie merceologiche dimostrano trend anomali in autunno, un autunno caratterizzato da un clima sopra le medie stagionali, che ha incoraggiato i consumi di gelati multipack (+26%) e vaschette (+21%), di bevande gassate (+18%), di birre analcoliche, di acqua gassata, di aranciata e frutta fresca, e ha al contrario penalizzato le tavolette di cioccolato (-12), il burro (ancora -12), gli snack al cioccolato (-10) e tanti altri beni tipici del periodo invernale.
Fra i trend emergenti nella popolazione ci sono fenomeni che hanno a che vedere con la riscoperta del consumo in famiglia, preferito all'out of home, in quanto più economico. Ma ci sono anche tendenze come la riduzione dei tempi di preparazione dei cibi – cosa che spiega il proseguimento dei successi di surgelati e prodotti ad alto contenuto di servizio, nonostante prezzi unitari più elevati -, la crescita degli alimenti etnici a svantaggio di alcune merceologie più classiche come la pasta (che non a caso è in leggera sofferenza), l'attenzione per i cibi rispettosi delle intolleranze alimentari.

Risparmiare con  buon senso

Il quadro, fino a qui, è quello insomma di un risparmiatore intelligente, che comprime i propri budget dove può, ma che non è disposto a fare compromessi sulla salute e la comodità.
Fra i canali commerciali i più dinamici si dimostrano il discount (+4,8 in valore e +2,4 in volume) e gli specialisti drug (+8,7 e +7,9). Tengono comunque anche superstore e supermercati, mentre gli iper sono attestati su tassi davvero modesti (1,4 e 0,2) e i piccoli self service, le superette, presentano volumi in negativo (-2,5).
I grandi fenomeni nel mondo della gdo sono i seguenti: più del 10% dei negozi ha cambiato organizzazione, è in atto un investimento nella ristrutturazione dei punti di vendita, rallenta l'espansione del discount in termini numerici, si riduce il totale delle piccole metrature, mentre, al contrario ci sono maggiori superfici destinate a supermercati e discount. Insomma gli italiani vogliono il giusto mezzo, ossia un negozio né troppo grande, né troppo piccolo, capace di assicurare un'offerta ampia, profonda ed economica. Per questo le promozioni (26,4 il dato sulla pressione promo) continuano a tenere banco, nonostante qualche segnale di rallentamento nel breve termine, e insieme a loro le private label il cui fatturato cresce di quasi 9 punti e la cui quota si posiziona, nell'anno terminante a ottobre, sul 16,6%, contro il 15,6 del 2010. I marchi del distributore intaccano soprattutto le marche minori e in modo meno pesante i leader.
Il quadro è già abbastanza chiaro da sé, ma se proprio vogliamo tirare le somme, il ritratto che ne esce è quello di un consumatore non depresso, ma reattivo, che sa quello che vuole, che pretende assortimento, servizio, convenienza, sfiduciato e per questo critico, sempre più “connesso” e dunque sempre più informato.