Il primo quotidiano sulla GDO
Aggiornato al 27 Aprile 2024 - ore 16:00
L'attività di punti vendita oltre frontiera è cresciuta dell’8,3% raggiungendo un valore aggregato di 403 unità, rispetto alle 372 del 2019
Le principali deroghe riguardano l’alimentare e grocery, dunque Gdo e altri rivenditori di beni di prima necessità, le farmacie, le parafarmacie, i tabaccai gli edicolanti.
Kikoc, Calzedonia, Armani, Zuiki, Decathlon: la lista delle insegne che chiudono per la sicurezza pubblica si allunga.
Si avvia alla soluzione la controversia fra Conad e l’Antitrust, iniziata lo scorso 18 novembre, con 147 contestazioni.
Le Autorità avrebbero potuto dare regole più precise per una questione serissima come quelle dei rifornimenti. Infatti le imprese hanno dovuto mobilitarsi da sole per avere lumi.
Ribadita la misura della distanza di sicurezza di 1 metro. Nei supermercati gli accessi sono contingentati, il che, sommato alla rincorsa ai beni di consumo, sta creando situazioni allarmanti presso i punti vendita.
Secondo Bloomberg e Reuters il grossista Usa Sysco avrebbe da tempo avviato una trattativa per rilevare il gigante tedesco.
Con una retribuzione lorda annua media di 29.352 euro, la produzione alimentare e commerciale si posizionano leggermente al di sotto della media nazionale.
La decisione, presa ieri, 3 marzo, da Veronafiere, è naturalmente dovuta all’emergenza Coronavirus. In Francia si sposta Paris Franchise Expo. Ecco i pareri degli addetti ai lavori.
Non solo i centri commerciali ma anche le medie e grandi superfici non alimentari saranno costrette a chiudere nel prossimo fine settimana, 7 e 8 marzo.
L'insegna di barber shop di Percassi punta allo sviluppo oltre confine. Ai negozi di Zurigo e Monaco seguirà quello di Nizza.
Il fitto programma di riaperture è già partito: fra le novità la produzione di pane e dolci in negozio e strette politiche di responsabilità ambientale.
Si tratta di una nuova insegna e anche di un nuovo format, con enfasi particolare su freschi e pausa pranzo.
Secondo Confimprese nel primo week-end dell’emergenza, 22-23 febbraio, le vendite dei negozi hanno perso il 30-40 per cento circa, un dato che va letto solo come media nazionale.