Secondo le rilevazioni di SymphonyIriGroup dopo 16 mesi di deflazione, i listini del largo consumo sono cresciuti dello 0,3%. Il boom dei prezzi internazionali delle materie prime è arrivato sugli scaffali dei supermercati prima del previsto: a dicembre si sono distinti ortofrutta (+6,1%), fresco (+1,2%) e drogheria (+0,3%) mentre si sono sgonfiati i listini dei prodotti per la cura della persona e della casa.

Nulla di grave per adesso ma rispetto alle stime iniziali che, a fine 2010, avevano ipotizzato un’inflazione intorno allo 0,6%, ora è probabile che possa attestarsi tra l’1,5 e il 2%, nonostante una pressione promozionale che dovrebbe mantenersi su livelli elevati in linea con lo scorso anno.

I produttori italiani hanno notificato ai distributori i primi aumenti dei beni alimentari, con punte a due cifre ma tutti da negoziare: il 40% per il parmigiano reggiano, il 20% per zucchero e olio di oliva, il 12% per il caffè, il 10% per le carni bovine, il 5-6% per farina e formaggi. Insomma, una vera stangata sulla dieta degli italiani se si considera che potrebberro aumentare ancora.

Il  prezzo mondiale dello zucchero in questo periodo ha toccato il livello più alto degli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà climatiche che hanno colpito Brasile e India, i maggiori Paesi produttori, e dell’incremento costante dei consumi da parte della Cina.

Sempre secondo SymphonyIri nel 2010 la spesa delle famiglie italiane si è progressivamente alleggerita dei prodotti di marca optando per i brand privati e ora, con l’inflazione si ripresenterà il fenomeno del trading down scegliendo i prodotti che costano meno.