Non più 906 licenziamenti in 7 negozi ubicati, fra l’altro a Roma, Milano, Genova e Napoli, ma un contratto di solidarietà che coinvolgerà per poco meno di un anno - 6 luglio 2015-30 giugno 2016 -, 4.830 addetti (75% del totale): questo l’accordo raggiunto fra Mediamarket (117 punti di vendita Media World, Saturn, oltre a Media World Compra On Line) e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.

Lo riporta “Il Sole 24 Ore”, che evidenzia come il fatturato del gruppo tedesco in Italia sia sceso da 2,14 miliardi a 2,088 miliardi (esercizio chiuso a settembre 2014), con una polverizzazione degli utili, finiti addirittura in negativo, rispetto ai 18 milioni della gestione precedente.

Quello che è confermato, come risulta anche dalle fonti sindacali, è il piano di chiusura di 7 negozi, mentre i livelli occupazionali saranno mantenuti. Il comunicato congiunto dei sindacati spiega che “l’accordo di solidarietà difensivo, a partire dal 6 luglio 2015, inciderà come media massima nazionale con una riduzione oraria del 18%. Nei territori dove sono previste le chiusure dei negozi, i confronti territoriali determineranno la ricollocazione totale dei lavoratori, nella fase che procederà la ricollocazione sarà comunque garantita la normale retribuzione.

“Le organizzazioni sindacali sono consapevoli che nei territori (come Campania e Liguria, ndr.) dove la percentuale è più alta, al fine di salvaguardare tutti i posti di lavoro, è stato chiesto un sacrificio rilevante nel principio della solidarietà, ma tale strada è stata preferita, pur di evitare che una parte dei lavoratori perdessero il posto, considerato che la situazione generale occupazionale è tragica e che quindi le possibilità di ricollocarsi in tempi brevi sono remote.

“Le parti hanno inoltre accordato – prosegue la nota - strumenti paralleli quale l’incentivo ai trasferimenti nonché la non opposizione al licenziamento incentivato al fine di ridurre il più possibile gli esuberi e quindi l’incidenza del contratto di solidarietà”.

Tutta colpa di Amazon? Non solo. Se le grandi dot.com esercitano, nel settore dell’elettronica, una pressione particolarmente elevata, giocano indubbiamente anche i processi di erosione dei margini in atto da anni attraverso un massiccio ricorso alla leva promozionale.