Disney Store abbandona i suoi 15 negozi italiani; da Milano a Roma, da Firenze e Prato, a Napoli e Grugliasco (Torino), da Venezia a Palermo, da Bologna a Brescia… Nella chiusura sono coinvolti 230 lavoratori, come emerge dalla comunicazione che l’azienda ha indirizzato a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno già proclamato un'agitazione per domani, 25 maggio.

Replicano i sindacati: “Siamo ora con il fiato sospeso per la terribile e inaspettata notizia, peraltro arrivata a cose fatte, con la messa in liquidazione della società avvenuta il 19 maggio scorso. Dopo l’emergenza sanitaria e le tante restrizioni, i periodi di cassa integrazione alternati a periodi di lavoro non certo brillanti, dopo l’anno più difficile, ora più di 230 famiglie dovranno affrontare un’ulteriore fase difficile e piena di incertezza. Una decisione grave, di un marchio importante, punto di riferimento in molti centri storici (e centri commerciali, ndr.) per adulti e bambini, che ha comunicato l'uscita dal Paese senza dare nessuna prospettiva o avanzare proposte per la tutela occupazionale".

Le ragioni della chiusura non sembrano legate solo al Covid, o alla difficile congiuntura presente e futura, ma un cambio di strategia che tenderà a privilegiare altri canali distributivi, come l’online.

Del resto, qualsiasi siano le ragioni, la decisione non riguarda la sola Italia, ma altre nazioni del mondo dove ci sono qualcosa come 360 negozi, di cui 300 in Nord America. Qui, in marzo Disney ha annunciato la chiusura di 60 punti di vendita.

Secondo Statista, nell’anno fiscale terminante al 3 ottobre 2020, il fatturato della compagnia Usa nel ramo retail e merchandising era di 4,2 miliardi di dollari, su un totale di 65,4.