Confagricoltura lancia l’allarme sull’aviaria che ha comportato, finora, l’abbattimento di 15 milioni di capi. Secondo i dati dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, alla data del 27 gennaio c’erano 308 i focolai accertati tra gli allevamenti e 18 nella fauna selvatica. I numeri, però, sono fortunatamente in sostanziale stasi da circa due settimane, pertanto l’auspicio è che, in tali condizioni, ci sia un ulteriore allentamento dei blocchi ai riaccasamenti.

Alla luce del periodo di estrema criticità la confederazione si è rivolta, nelle scorse settimane, ai principali istituti di credito italiani, sollecitando un’attenzione particolare alle imprese in difficoltà, in attesa dell’imminente rifinanziamento, da 30 milioni di euro, del fondo per l’emergenza aviaria, secondo quanto già previsto dalla manovra finanziaria 2022.

All’appello della Confederazione hanno risposto Crédit Agricole Italia, Unicredit, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Bnl (gruppo Bnp Paribas) e Banca Popolare di Sondrio.

L’impegno degli istituti creditizi, per un controvalore di 20 milioni di euro, prevede sostanzialmente tre tipi di interventi nell’ambito della liquidità finanziaria: posticipo delle scadenze dei pagamenti di finanziamenti e prestiti, nuovi canali di finanza agevolata, riorganizzazione delle esposizioni e delle scadenze bancarie.

Purtroppo, sommando le varie poste, i fondi sono quel che sono, in rapporto a un mercato delle carni bianche che vale 4 miliardi, che diventano 8 considerando anche il valore indotto da tutta la filiera.

Altri stanziamenti, per 50 milioni di euro, sono stati decisi dall’Esecutivo, a fine gennaio, per fare fronte al diffondersi, in Italia, della peste suina africana.