Il ministro della Salute Renato Balduzzi, intervistato stamane nel corso della trasmissione radiofonica di Rai 1 "Radio Anch'io", ha ipotizzato la possibilità di applicare una tassa di tre centesimi sulle bevande gasate e zuccherate. L'idea ribadisce la ferma intenzione del Governo, già più volte ventilata, di introdurre una tassa sul cosiddetto "cibo spazzatura" (con lo scopo di dissuadere i giovani e i meno giovani dal consumare cibi poco sani) che ha sollevato numerose e accese polemiche nell'industria alimentare. Balduzzi ha spiegato che l'eventuale tassa, considerata la modesta entità, non rappresenterebbe un problema né per i consumatori né per le industrie. Ma da

Si stima che, se applicato, il prelievo sui soft drink genererebbe un gettito di circa 250 milioni di euro, destinati - nelle intenzioni del ministro - a rafforzare campagne di prevenzione e promozioni di corretti stili di vita alimentare e interventi di carattere sanitario. Stupito e preoccupato il commento di Assobibe, l’Associazione Italiana dei Produttori di Bevande «In termini economici, in un momento di crisi come quello attuale, il provvedimento rischia di essere inefficace, per le ripercussioni negative che avrebbe sul potere d’acquisto dei consumatori e sui produttori - si legge in una nota diramata nel primo pomeriggio di oggi dall'associazione del settore -».

Una tassa che colpisce esclusivamente le bevande analcoliche gassate sarebbe «immotivata, discriminatoria e pertanto inaccettabile». In Italia, ha tenuto a precisare Assobibe, questi prodotti sono già penalizzati, stante l’aliquota del 21% cui sono soggetti, a differenza della maggior parte dei prodotti alimentari che godono di aliquote ridotte al 4% o al 10% (la media UE sulle bevande analcoliche è del 16.5%). Non solo. I consumi di tali bevande nel nostro paese sono stagnanti da circa dieci anni e di molto sotto la media UE. Tanto negli adulti quanto nei bambini. L’Italia è al penultimo posto tra i Paesi UE per consumi pro-capite.