Un assortimento che spazia verso tutti i punti cardinali comprendendo le migliori zone italiane vocate quello che il gruppo Selex ha messo insieme per la sua nuova linea di vini a marca commerciale. “Le Vie dell’Uva”, questo il nome di fantasia scelto per distinguere la gamma esclusiva, comprende rossi come Barolo, Cannonau e Morellino di Scansano, bianchi come Gewurtztraminer e Falanghina, Rosato del Salento e via di seguito, con bottiglie ben vestite, dalla grafica chiara e accattivante. Della linea, con prezzo al pubblico che spazia dai 3 agli 8-9 euro a bottiglia e che sarà disponibile sugli scaffali dai primi giorni di dicembre, abbiamo parlato con Luca Vaccaro, responsabile delle marche commerciali Selex cui fanno capo 21 imprese regionali che gestiscono 2.950 punti vendita, per un fatturato al consumo 2010 superiore agli  8 miliardi di euro.

Sulle etichette non compare alcun logo delle vostre insegne. Perché?

Nel vino in bottiglia, come in altre merceologie molto specialistiche, dove nella percezione del consumatore conta molto l’affidabilità di chi produce, penso anche ai prodotti per la skincare, cioè le creme per le mani e per il viso, il logo dell’insegna va usato a nostro giudizio con cautela. Abbiamo per questo scelto un nome di fantasia, “Le Vie dell’Uva”, per distinguere la linea come si fa con una firma a garanzia della qualità. Abbiamo preferito che fosse il nome del tipo di vino, dal Chianti al Müller Thurgau, a campeggiare sull’etichetta nell’ampio spazio lasciatogli a disposizione.

L’etichetta in effetti è distinta in due campi principali con linee verticali e colori variabili. Che logica c’è dietro?

La parte sinistra riproduce un luogo simbolico del territorio di provenienza di quel vino e vira in un colore che ne distingue appunto la regione, dal giallo, all’arancio, al verde, mentre la parte destra è riservata al nome del vino: Prosecco, Pinot, Chardonnay, Nero d’Avola e così via. Il colore di fondo di questa seconda area è bianca per i bianchi, rosa per i rosé e nera per i rossi.

Il consumatore di vino chiede spesso informazione sul prodotto. Ci avete pensato?

Sì, e come servizio alla clientela abbiamo sviluppato il concetto di bottiglia “trasparente”, cioè disposta a dir molto di sé. Per questo oltre all’etichetta frontale abbiamo previsto, sul retro, la carta d’identità del vino: cantina, imbottigliatore, anno di produzione, volume alcolico. Lì appaiono inoltre la descrizione dettagliata delle caratteristiche organolettiche, curata da esperti sommelier, gli abbinamenti consigliati, la temperatura di servizio e, per le etichette più pregiate, anche la longevità.

Ventotto vini sono davvero tanti. Pensate di esporre l’assortimento completo in tutti i punti vendita?

Nella maggior parte. Diciamo che nelle superfici sopra gli 800 metri quadri sarà abbastanza facile. In quelli da 400 si opererà una scelta in funzione del luogo e dell’offerta complementare presente sullo scaffale.

In questo avranno immagino un ruolo i responsabili di zona…

Certo. Ma vorrei sottolineare come già l’individuazione dei produttori selezionati, quasi tutte imprese private, è avvenuta con la piena e attiva collaborazione dei buyer delle imprese associate alla centrale acquisti che conoscono bene le categorie di vini del territorio in cui operano.

Come vi siete regolati sul fronte delle caratteristiche organolettiche?

Ci siamo affidati a un panel di esperti che hanno confrontato colore, aroma, gusto e corpo dei campioni sotto esame con le analoghe caratteristiche dei vini già presenti nei nostri punti vendita nella medesima tipologia e fascia di prezzo con l’obiettivo di verificarne il corretto equilibrio con la qualità.

Che cosa siete orientati a fare quindi in questi casi dove il vostro vino tende a sovrapporsi a quello di un altro produttore?


Diciamo che fin che ci sarà spazio e domanda potranno entrambi convivere, ma è ovvio che dove si tratterà di scegliere privilegeremo quello distinto dalla nostra marca commerciale.

Quanto ci avete messo per portare a compimento l’operazione?

Circa un anno. Del resto l’obiettivo era ambizioso e volevamo sfruttare al meglio l’onda favorevole per le marche commerciali che da tempo si fanno notare per le loro performance ben sopra la media dei consumi nelle varie categorie. Il vino è però un segmento delicato, dove non bisogna commettere errori. Era nostra intenzione creare un fil rouge che unisse etichette con precise caratteristiche qualitative, accomunate da una grafica che non passasse inosservata e fosse facilmente riconoscibile sullo scaffale. In sostanza volevamo creare un “family feeling” che desse una mano a chi s’avventura, magari per la prima volta, nella scelta di una buona bottiglia. Come testimoniano le ricerche di mercato, l’acquisto di vino è vissuto dal consumatore in modo problematico a causa dell’abbondanza dell’offerta e della confusione sul fronte dei prezzi. L’obiettivo principale di Selex era quello di proporre il miglior rapporto qualità-prezzo e riteniamo di esserci riusciti in maniera egregia.