di Maria Teresa Giannini

Oltre 100 anni di storia (103 precisamente), un fatturato di 376 milioni nel 2021, per una produzione di 120 milioni di litri: questo, a grandi linee, il profilo della Società anonima lucchese di olio e vino, nota a tutti come Salov. L’azienda, dal 2015 parte del gruppo Bright Food di Shanghai, ha segnato, nel 2021 un +12,3% a valore sul 2020, con volumi sostanzialmente invariati (dinamica dovuta ai necessari aumenti di prezzo). Nata nel 1919 proprio nel mese di ottobre, Salov ha in Versilia il suo quartiere generale, che è oggi diventato anche centro di collaborazione con il Cnr grazie a una serie di progetti agronomici, tra cui la riscoperta di cultivar tipiche toscane. Nello stabilimento di Massarosa, in provincia di Lucca, si imbottiglia l’olio destinato all’Italia ma anche ai mercati internazionali, fetta importantissima del business di Salov, come spiega il direttore commerciale Mauro Tosini.

Come si sta muovendo il mercato dell’extravergine?

In generale il consumo, che fino a 3 anni fa era in crescita, è ora in contrazione principalmente per due fattori: da un lato una maggiore parsimonia nell’utilizzo dei grassi nell’alimentazione quotidiana, cosa che si ripercuote anche sull’utilizzo dell’olio di oliva; dall’altro, per una progressiva modifica della struttura familiare classica, che vede aumentare la famiglia monocomponente, con un conseguente cambiamento nello stile alimentare e nei relativi consumi. All’interno del mercato degli extravergini si osserva una tenuta del segmento mainstream e una progressiva tendenza alla ricerca di prodotti di valore e qualità più alti quali gli oli Dop, Igp, 100% italiani e in generale i premium. Un ottimo segnale, che conferma la maggiore attenzione del consumatore alla qualità e non solo al prezzo.

Sul vostro sito istituzionale c’è una frase che è quasi un motto, ossia “non da dove, ma come”. La provenienza, però, è ritenuta l’aspetto più importante da una percentuale di consumatori compresa tra il 75% e il 90% e, nel caso specifico dell’olio, il 50% cerca il prodotto di una particolare regione italiana….

Vogliamo evidenziare il fatto che per noi non è di per sé l’origine di una materia prima a garantire qualità quanto, piuttosto, la capacità di selezionare i migliori oli da diverse aree geografiche e realizzare veri blend , che abbiano un profilo organolettico tale da soddisfare il gusto dei consumatori. Questo è il know how che ci caratterizza e che ci consente di portare i nostri prodotti con successo nel mondo. Per il resto, non è un segreto che ci approvvigioniamo nel bacino mediterraneo, principalmente dall’Italia, da Spagna e Grecia.

In quanti Paesi si sviluppa il vostro export e quali sono i maggiori mercati?

Salov è, fin dalle origini, orientata all’esportazione. Gli Stati Uniti sono il nostro primo mercato, nonché approdo storico del marchio Filippo Berio fin dalla fine dell’Ottocento. In Europa, siamo leader di mercato in Uk, Svizzera e Belgio, in Asia a Hong Kong e nelle Filippine. Negli ultimi anni, stiamo avendo anche una grande crescita in aree a grandissima potenzialità, quali Brasile e Canada. Complessivamente siamo presenti in oltre 70 Paesi e l’estero pesa per circa i 2/3 del nostro giro d’affari.

Come si caratterizza la vostra offerta a livello di varietà e posizionamento in Italia?

I nostri due brand Sagra e Filippo Berio presidiano fasce di mercato diverse, l’una il mainstream (il più importante per dimensioni) e l’altra il premium, e dunque possiamo definirle complementari. Tutti i prodotti che fanno parte della gamma Berio rispettano una serie di requisiti che abbiamo raggruppato nella definizione di “Metodo Berio”: la provenienza delle materie prime, che devono arrivare esclusivamente da agricoltura integrata; il rispetto di parametri qualitativi ancora più stringenti di quelli dalle norme; la piena tracciabilità della materia prima, che permette al consumatore di conoscere l’origine di ciascun componente di olio presente nel prodotto acquistato. La gamma Sagra si rivolge, invece, a persone attente al prezzo e alle promozioni, pur mantenendo uno standard qualitativo elevato. Sagra è anche il nostro brand di riferimento per la proposta commerciale nel mercato degli oli di semi.

Con quali canali lavorate maggiormente? Gdo, normal trade, Horeca?

Salov è un’azienda molto più orientata al retail che all’horeca. Questo vale a livello internazionale ma anche per l’Italia. Inoltre, copriamo anche il canale industria, dove vendiamo sia oli di semi sia oli di oliva.

Olive: che annata è stata quella 2021 e cosa vi aspettate per il 2022?

Purtroppo, da alcuni anni, stiamo assistendo all’alternanza di annate positive con altre negative, soprattutto in Italia. Quest’anno ci aspettiamo una campagna in diminuzione del 30-35% rispetto a quello precedente, una situazione che si stima coinvolga anche il resto del bacino Mediterraneo, in primis la Spagna, a causa della siccità sofferta nel corso dell’anno.

Le associazioni di categoria e varie sigle sindacali agricole lamentano che l’olio italiano sia venduto a prezzi troppo bassi ma che, d’altro canto, si rischi di non poter vendere l’olio evo a meno di 8,50 euro, pur di far fronte agli aumenti di costi e alle difficoltà di questo periodo….

È possibile che sia vero, tenuto conto della scarsità attesa della prossima campagna olearia così come per l’aumento dei costi energetici. A prescindere da tutto, però, il problema dei prezzi troppo bassi, che sviliscono l’extra vergine di oliva, è di grande attualità. Questo nobile alimento è sovente maltrattato in Gdo dato che viene usato come “prodotto civetta” e di conseguenza con prezzi aggressivi e inadeguati. Tutta la filiera, dal mondo agricolo ai retailer, dovrebbe interrogarsi su come restituire valore a questa importante categoria.

Nell’ultimo anno avete lanciato prodotti nuovi e iniziative di sostenibilità?

Nella prima parte del 2022 abbiamo lanciato “Riserva Oro 100% italiano biologico”, una nuova referenza di Filippo Berio che arricchisce la gamma proposta tre anni fa e che è parte integrante del più ampio progetto di sostenibilità. Inoltre, Salov è stata la prima a riconvertire la propria gamma di oli di semi con packaging in R-Pet 50 per cento. Stiamo ora lavorando a un ulteriore sviluppo, che presto sarà su mercato.

A proposito di consumatori: a fine luglio, un comitato scientifico internazionale ha modificato in parte l’algoritmo del Nutri-score e, grazie a questo, l’olio extravergine d’oliva è passato dalla lettera C alla B. Cosa si sente di commentare? Com’è considerato da Salov il Nutri-score?

Come azienda siamo moderatamente soddisfatti di questa riqualificazione. Certamente è un passo avanti, ma rimaniamo convinti che la modalità di comunicazione nutrizionale attraverso il Nutri-score non possa correttamente trasferire al consumatore le informazioni nutrizionali e, più in generale, salutistiche che sono attribuibili agli oli extra vergine di oliva.