Il gruppo Ferro, che ha alle spalle una lunga storia di mugnai, con l’acquisizione de La Molisana ha chiuso la filiera del grano, consolidando la propria posizione sul mercato. Il Pastificio, nell’ultimo anno, ha raggiunto infatti risultati positivi, registrando una crescita del fatturato e della propria quota all’interno del mercato nazionale della pasta (+1,6%), soprattutto negli ipermercati. Per il 2012, il gruppo mira a migliorare ulteriormente i risultati ottenuti, avvicinandosi al consumatore e offrendogli un prodotto che nasca dal mix di valori e di conoscenze che caratterizzano la filosofia dell’azienda. Un obiettivo da raggiungere attraverso diverse iniziative – industriali come la costruzione del nuovo cedi, ma anche di marketing, con il restyling del marchio e del pack e sociali, come i corsi solidali di cucina – di cui ci parla Rossella Ferro, Marketing Director del gruppo Ferro.

Dott.ssa Ferro, a un anno di distanza dal rilancio del marchio La Molisana da parte del vostro gruppo, quali iniziative avete realizzato e che risultati avete ottenuto?
 
E’ passato poco più di un anno dall’acquisizione dello storico pastificio La Molisana da parte del gruppo Ferro e devo dire che il consuntivo al 31/12/2011 è positivo. Siamo soddisfatti perché i numeri, in qualche modo, ci confortano e ci danno ragione: il progetto imprenditoriale è stato accolto favorevolmente e il consumatore ci sta dando sempre più fiducia. Abbiamo avuto un incremento di fatturato del 54% (30 milioni di euro solo per La Molisana) e la quota di mercato nel canale moderno è passata dallo 0,3% di febbraio 2011 all’1,9%, secondo l’ultimo rilevamento dati Iri di marzo 2012, con dei picchi negli ipermercati.

Quali sono gli step che avete compiuto per raggiungere gli obiettivi che vi eravate prefissati?

Gli step che abbiamo percorso sono stati molteplici, perché le aree di intervento per poter superare un gap che è stato di qualche anno sono state numerose: è stato necessario, infatti, investire a livello industriale (per l’ammodernamento delle linee produttive, l’automazione del confezionamento e il nuovo cedi atto ad aumentare la capacità di stoccaggio del prodotto finito) e abbiamo agito anche per costruire una nuova brand identity, attraverso un restyling del packaging nel segno della continuità. Abbiamo, infatti, creato un pack che sottolineasse la trasparenza del prodotto, caratteristica a cui il consumatore è molto sensibile perché vuole essere rassicurato sui propri acquisti; abbiamo, inoltre, enfatizzato il bianco, colore per noi evocativo di purezza, genuinità e verità e abbiamo anche ridisegnato il logo, aprendo il tradizionale ovale con due “baffi”: un’operazione che, oltre ad attualizzare lo stile, mette in primo piano i valori che portiamo avanti, soprattutto la nostra apertura verso i consumatori, da ora più vicini a noi anche grazie al nuovo sito internet - facilmente navigabile - in cui trovare tutte le nostre iniziative. Un esempio è il progetto “Fabbrica a porte aperte” con cui inseriamo il consumatore nel cuore del centro produttivo, mostrandogli il processo autentico e facendogli tastare con mano l’intera filiera, dal chicco di grano alla tavola. Abbiamo, inoltre, costruito un’officina della pasta: un laboratorio in cui facciamo corsi di cucina solidale con il nostro chef della Nazionale Italiana Cuochi Nicola Vizzarri, sottolineando così la nostra sensibilità a livello sociale. Il contributo versato dai partecipanti, infatti, viene devoluto a delle cause a sfondo socio-culturale.

Sul piano della logistica e della rete commerciale, quali sono state le difficoltà che avete incontrato, partendo da un gap – come ha giustamente accennato precedentemente – che si era accumulato nel corso degli ultimi tempi e quali obiettivi avete raggiunto?

Siamo sicuramente partiti da una situazione di difficoltà che abbiamo cercato di risolvere anche attraverso cospicui investimenti per costruire un nuovo magazzino automatizzato, in grado di ampliare la capacità di stoccaggio del prodotto finito: un’operazione necessaria perché, rispetto alla crescita del fatturato e quindi del volume di produzione, abbiamo avuto delle criticità nello stoccaggio della merce e, di conseguenza, dei problemi a livello logistico. Questo ci ha portato così a sostenere nuovi investimenti per stare al passo coi tempi: abbiamo, innanzitutto, realizzato aggiornamenti del software per poter essere più efficienti e allineati. Ovviamente soffriamo ancora per alcune carenze infrastrutturali del Molise: ne è una prova il fatto che dobbiamo usufruire di un trasporto esclusivamente su gomma, non potendo servirci di quello su rotaia. Per il prossimo anno, invece, abbiamo pianificato un progetto per la trigenerazione caldo-freddo che ci consentirà di economizzare sui costi energetici che sono piuttosto ingenti sia per il comparto pastificio che per il mulino.

Lei ha parlato di un fatturato 2011 pari a 30 milioni di euro per La Molisana: cosa vi riproponete per il 2012 e, per quanto riguarda proprio il marchio di punta, cosa intendete incrementare ancora rispetto al brillante risultato ottenuto già lo scorso anno?

Innanzitutto ci riproponiamo di mantenere la nostra filosofia, con gli stessi valori e la stessa devozione, sperando che questo si tramuti in un processo di fidelizzazione del cliente e in una rotazione più evidente a scaffale. Nell’arco del 2012 ci aspettiamo almeno un 20% in più di fatturato, tenendo conto anche del fatto che stiamo cercando di essere più capillari nella grande distribuzione, entrando in quasi tutte le insegne. Ci auguriamo, quindi, di veder crescere ulteriormente la quota dall’attuale 1,9% al – perché no – 2,5%.