di Luca Salomone

Mentre i nostri ‘magazzini’ di lusso funzionano più che bene – Rinascente ha chiuso il 2023 con un fatturato di 1 miliardo di euro, +16 per cento, mentre Coin, nel 2022, è salito, al netto dei ricavi dei partner, a 300 milioni, dai 288 precedenti – i problemi continuano, all’estero, per i departement store.

Karstad-Kaufhof in caduta libera

Enormi guai interessano la tedesca Galeria Karstadt-Kaufhof (92 insediamenti): fondata nel 1881 la catena è in procinto di fallire. E questo in seno al crollo della proprietaria, l'austriaca Signa, che l’aveva acquisita, dai canadesi di Hudson Bay nel 2019, per una cifra di 1,5 miliardi di dollari.

Schiacciata dai debiti, che ammontano a più di dieci miliardi di euro, Signa holding, del tycoon René Benko, ha gettato la spugna, al punto da arrivare a mettere in vendita un pezzo forte del suo impero immobiliare, il Chrysler building di New York.

Macy’s: un taglio secco, ma relativo

Decisamente meno allarmante la situazione dell’americana Macy’s, che si prepara, in ogni caso, a chiudere 5 siti, con un taglio di 2.350 addetti. I complessi commerciali interessati si trovano in California (2 punti vendita), in Florida, nelle isole Hawaii e in Virginia. Le saracinesche dovrebbero abbassarsi prossimamente.

Il colpo di cesoie va messo nella giusta prospettiva: la catena statunitense, fondata a New York nel 1858, conta infatti 510 location (che salgono a più di 700 sommando Bloomingdale’s e Bluemercury) in 46 Stati federali e in oltre 400 città.

Sotto Natale, comunque, Macy’s ha ricevuto un’offerta di acquisto - poi respinta - del valore di 5,8 miliardi di dollari, da due operatori del private equity, Arkhouse management e Brigade capital.

Inoltre, in febbraio, l’insegna si appresta a cambiare timoniere, con l’arrivo, in veste di presidente e amministratore delegato, di Tony Spring, già alla guida di Bloomingdale’s e che sostituirà il dimissionario Jeff Jennette.

Come oscillano le vendite

Il compito di Spring sarà proprio di rilanciare Macy’s, il quale beccheggia parecchio nel post Covid.

Secondo alcune stime – condotte sui 12 mesi terminanti a ottobre - le vendite nette consolidate 2023 si attestano poco sopra i 24 miliardi di dollari rispetto ai 25,79 del 2022, ma in risalita in confronto ai 23,39 miliardi del 2021 e soprattutto al minimo storico, di 19,63 miliardi, toccato nel 2020 (la cifra 2019 si piazzava a 25,44 miliardi).

Infine, nel terzo quarter (agosto ottobre 2023) i ricavi, sempre dopo le imposte, erano ancora in flessione, nell’ordine del 7 per cento.