Export in aumento per la grappa, nonostante la crisi. Ad affermarlo, in occasione del bilancio di fine anno, sono i Giovani di AssoDistil, l’associazione nazionale degli industriali distillatori.  

Secondo i dati Istat, nei primi nove mesi del 2012, si è registrata una crescita media nelle esportazioni del distillato simbolo del Made in Italy pari al 16% rispetto all’anno precedente. In particolare, il prodotto imbottigliato ha visto lievitare l’export di circa il 10%, mentre quello sfuso ha raggiunto il 33%. “I numeri parlano chiaro – afferma Alessandro Marzadro, vicepresidente dei Giovani Distillatori – il nostro prodotto, basato su un’antica tradizione e sull’impegno di aziende in maggioranza a conduzione familiare, riesce a imporsi all’estero, nonostante la crisi e la forza dei nostri concorrenti, che possono contare su volumi di produzione molto più ampi”.

Guardare all’estero, sottolinea il vicepresidente, “può consentire all’intero comparto dei distillati di diventare più competitivo, aprendo nuovi sbocchi per le nostre imprese. In tal senso l’apporto dei Giovani Distillatori – aggiunge Marzadro – che rappresentano l’elemento di innovazione in un sistema aziendale a forte componente familiare, può rivelarsi fondamentale”.

Tale riflessione è confortata dai risultati positivi raggiunti in alcuni Paesi che, oltre ad essere forti consumatori di distillati, sono anche produttori. Su tutti, emerge la Russia, con un aumento dell’81% di vendite: un vero e proprio boom per la grappa imbottigliata. L’export conferma il suo buon andamento in Germania, dove le grappe italiane hanno conquistato quasi l’11% in più di esportazioni, e nei Paesi Bassi (+3%). Fuori dall’Unione Europea, è significativo il dato del Canada, con una crescita del 14,4%.

“La grappa – afferma Daniele Nicolini, direttore di AssoDistil – si conferma un distillato di grande pregio, conosciuto e apprezzato ormai in tutto il mondo. E’ da sempre l’acquavite nazionale, patrimonio comune di tutti gli italiani, capace di trainare le esportazioni del nostro settore. Inoltre i risultati positivi ci descrivono un settore sano, che sa reagire alla crisi, forte di una storia e di una tradizione secolari”. Una tradizione, precisa il direttore dell’Associazione, “troppo spesso demonizzata e che, invece, deve essere incentrata sulla consapevolezza di un bere responsabile”.