Nel corso della piattaforma di confronto culturale tra associazioni, operatori e istituzioni, promossa da BolognaFiere in collaborazione con FederBio e AssoBio, è stato presentato il Manifesto che dovrà supportare le scelte strategiche fino al 2030 su un futuro dell’agricoltura che privilegi la sostenibilità ambientale e il corretto utilizzo delle risorse, contrastando gli effetti dei cambiamenti climatici, dia più forza ai produttori agricoli e affermi il principio del “giusto prezzo” del cibo.

A fronte di un settore cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni, diventando un asse fondamentale per agricoltura italiana, l’evento ha rappresentato un’occasione di confronto ai massimi livelli su cosa serva in termini prioritari per cogliere un’opportunità strategica per l’intero sistema agroalimentare. L’obiettivo è stato dunque quello di sviluppare un vero e proprio decalogo che, raccogliendo le idee di tutti gli esperti del settore, sia in grado di definire le linee strategiche sul biologico fino al 2030.

Molti i temi al centro del confronto. In primo luogo, a livello istituzionale, è fondamentale che si chiuda il percorso di approvazione della legge sull’agricoltura biologica, oggi ferma al Senato, dopo l’approvazione quasi all’unanimità da parte della Camera.

Accanto a questo passaggio, essenziale dare concretezza al nuovo piano per la riduzione dei pesticidi prevedendo investimenti strategici per il biologico e per la difesa dalle contaminazioni accidentali. Infine, è necessario agire su una riforma della PAC orientata a sostenere la conversione al biologico degli agricoltori che, nel percorso triennale di transizione, hanno bisogno di ricerca, innovazione, formazione, assistenza tecnica e supporto economico.

«In questa fase determinante per il settore - ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini (nella foto), presidente di FederBio - la priorità fondamentale è dare più forza ai produttori agricoli per far crescere la produzione nazionale attraverso la diffusione di filiere corte a livello locale e la costruzione di solide filiere di Made in Italy Bio. Il nostro Paese è un riferimento a livello internazionale per la qualità del cibo, la valorizzazione della biodiversità e delle varietà locali e il biologico è il metodo di produzione più coerente per dare valore all’origine locale del cibo. E questo anche per evitare il rischio che si riproponga anche per il bio una rincorsa al ribasso dei prezzi a discapito del reddito degli agricoltori e dei cittadini in termini di qualità del cibo. Dobbiamo affermare il principio del “giusto prezzo” dei prodotti agricoli e diventare un riferimento utile anche per il resto dell’agricoltura».



«Ma la crescita del bio – prosegue Maria Grazia Mammuccini – non riguarda solo gli aspetti di mercato; coinvolge il governo del territorio, la tutela della biodiversità, il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico; far crescere l’agricoltura biologica significa investire per il contrasto e la mitigazione del cambiamento climatico. Dobbiamo darci l’obiettivo di raggiungere almeno il 40% della superficie agricola del nostro Paese coltivata con il metodo biologico e per questo ci fa ben sperare che il Governo appena insediato, al quale auguriamo buon lavoro, abbia inserito nel suo programma punti importanti come la “transizione ecologica”, indirizzando l’intero sistema produttivo verso l’economia circolare e lo sviluppo dell’agricoltura biologica come una delle priorità per il nostro sistema agroalimentare».