Via libera del consiglio dei ministri al decreto cosiddetto "anti-scalate", che restringe il margine di manovra per le società straniere che vogliono prendere il controllo di imprese italiane. Il provvedimento - preso dopo l'acquisizione da parte di Lmvh di Bulgari e soprattutto dopo che Lactalis ha comprato il 29% delle azioni Parmalat – contiene una serie di misure a difesa delle aziende italiane e contro, per l'appunto, le scalate straniere nei settori 'strategicamente rilevanti'.
Governo e Parlamento sono inoltre già al lavoro per inserire degli emendamenti al provvedimento, già ribattezzato “decreto salva-Parmalat”, ed erigere così ulteriori barricate alla scalata da parte di imprese straniere. E cioè, quando il decreto passerà all'esame del Parlamento per la conversione in legge, saranno probabilmente inseriti ulteriori emendamenti, ancora più limitanti per le aziende oltreconfine.
Con questo obiettivo, si stanno valutando tre ipotesi d'intervento principali: rafforzare alcuni poteri della Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) in tema di cambi di proprietà delle società, abbassare il limite entro cui lanciare un'Opa (Offerta pubblica di acquisto), evidenziare i settori industriali strategici in cui è possibile congelare i diritti di voto di azionisti esteri.
Per il momento, comunque, è stato convocato per venerdì 1 aprile il consiglio di amministrazione di Parmalat, da cui è attesa una decisione sul rinvio dell'assemblea entro il nuovo termine del 30 giugno. Nel frattempo le aspettative sono tutte rivolte verso la creazione, in tempi brevi, di una ipotetica 'cordata italiana'. E nell'attesa di conoscere anche il parere della commissione europea (che ad ora non ha ancora ricevuto notifica del decreto anti-scalata) Tremonti incontrerà in settimana i Ministri delle finanze dell'Unione europea, e probabilmente avrà l'occasione di vagliare con la commissione le normative anti-scalata in vigore in altri Paesi.