Si tratta dell’aumento più significativo di differenze inventariali mai registrato a partire dalla nascita di questo studio nel 2001. Interrogati sulle motivazioni di questo fenomeno, i retailer hanno attribuito alla recessione economica almeno un terzo dell’incremento dei furti.
Nel nostro Paese, la quota di differenze inventariali è stata pari al1’1,36% del fatturato del settore retail, con un incremento del 6,2% rispetto al 2008. Tra i Paesi dell’Europa occidentale, l’Italia registra una crescita molto forte, preceduta soltanto da Slovacchia (+9,8%), Repubbliche Baltiche (+6,7%), Repubblica Ceca (+6,5%), e Turchia (+6,4%).
I furti sono costati ai distributori italiani ben 3,8 miliardi di euro ma a subire maggiormente le conseguenze del fenomeno sono i consumatori, che a causa dell’aumento dei furti sono costretti a sopportare annualmente una “tassa invisibile”, pari a 190 euro per nucleo familiare, che ricade sull’acquisto dei prodotti.
A livello globale è nel settore dell’abbigliamento e degli accessori firmati che si concentrano la maggior parte dei furti (1,84%), seguito da cosmetici, profumi e prodotti per la bellezza o di farmacia (1,77%). Il nostro Paese rispecchia le tendenze generali con alcune specificità: nella classifica dei dieci prodotti più rubati, al primo posto troviamo gli alimentari freschi come carne, pesce, salumi e latticini, seguiti dagli articoli per la cura e l’igiene del corpo e da vini e superalcolici.
Per quanto riguarda invece i prodotti che hanno subito gli incrementi più significativi, si registra un +17,8% per pile e batterie ricaricabili e un aumento del 14,3% per i prodotti per la cura del corpo. Seguono gli alimentari freschi (+10%), gli alcolici (+7,2%), i piccoli elettrodomestici e gli articoli per il fai-da-te, che hanno segnato un +6,5%.
Analizzando quali sono le cause delle differenze inventariali, si scopre che in Italia il 50,8% dei taccheggi è da attribuire a clienti o “ladri amatoriali”, individui che non hanno mai commesso furti in passato e che attualmente si trovano in difficoltà economiche.
I dipendenti disonesti costituiscono la seconda maggiore causa, con il 30,9% delle perdite. Le frodi da parte di fornitori e produttori uniti ai furti durante le consegne sono stati stimati pari al 6,1%, mentre il restante 12,2% delle differenze inventariali è da attribuire a errori interni.