La terza edizione del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail evidenzia che il livello di furti in questo settore ha raggiunto globalmente una cifra vicina agli 84,165 miliardi di euro nel 2009, traducendosi in un incremento del 5,9% rispetto allo scorso anno.

Si tratta dell’aumento più significativo di differenze inventariali mai registrato a partire dalla nascita di questo studio nel 2001. Interrogati sulle motivazioni di questo fenomeno, i retailer hanno attribuito alla recessione economica almeno un terzo dell’incremento dei furti.

Nel nostro Paese, la quota di differenze inventariali è stata pari al1’1,36% del fatturato del settore retail, con un incremento del 6,2% rispetto al 2008. Tra i Paesi dell’Europa occidentale, l’Italia registra una crescita molto forte, preceduta soltanto da Slovacchia (+9,8%), Repubbliche Baltiche (+6,7%),  Repubblica Ceca (+6,5%), e Turchia (+6,4%).

I  furti sono costati ai distributori italiani ben 3,8 miliardi di euro ma a subire maggiormente le conseguenze del fenomeno sono i consumatori, che a causa dell’aumento dei furti sono costretti a sopportare annualmente una “tassa invisibile”, pari a 190 euro per nucleo familiare, che ricade sull’acquisto dei prodotti.

A livello globale è nel settore dell’abbigliamento e degli accessori firmati che si concentrano la maggior parte dei furti (1,84%), seguito da cosmetici, profumi e prodotti per la bellezza o di farmacia (1,77%). Il nostro Paese rispecchia le tendenze generali con alcune specificità: nella classifica dei dieci prodotti più rubati, al primo posto troviamo gli alimentari freschi come carne, pesce, salumi e latticini, seguiti dagli articoli per la cura e l’igiene del corpo e da vini e superalcolici.

Per quanto riguarda invece i prodotti che hanno subito gli incrementi più significativi, si registra un +17,8% per pile e batterie ricaricabili e un aumento del 14,3% per i prodotti per la cura del corpo. Seguono gli alimentari freschi (+10%), gli alcolici (+7,2%), i piccoli elettrodomestici e gli articoli per il fai-da-te, che hanno segnato un +6,5%.

Analizzando quali sono le cause delle differenze inventariali, si scopre che in Italia il 50,8% dei taccheggi è da attribuire a clienti o “ladri amatoriali”, individui che non hanno mai commesso furti in passato e che attualmente si trovano in difficoltà economiche.

I dipendenti disonesti costituiscono la seconda maggiore causa, con il 30,9% delle perdite. Le frodi da parte di fornitori e produttori uniti ai furti durante le consegne sono stati stimati pari al 6,1%, mentre il restante 12,2% delle differenze inventariali è da attribuire a errori interni.