Il 2007 è stato un anno difficile, per il settore alimentare, soprattutto sul mercato interno. La produzione ha segnato una stagnazione (-0,8%), i prezzi al consumo (+5%) hanno superato l’inflazione e la contrazione delle vendite a volume è stata pari a circa 1,5 punti percentuali.

In questa situazione però - secondo il dossier sui consumi presentato da Federalimentare durante il Cibus - si rilevano dei segnali interessanti, utili a individuare la ricetta che può aiutare il settore a confermare il proprio percorso di ripresa.

La vera sorpresa arriva dalla scoperta del ruolo giocato dai 3 milioni di stranieri residenti nel nostro Paese nella tenuta dei consumi. Gli stranieri – parliamo di individui che hanno un’età media molto bassa, intorno ai 35 anni, spesso single e che mediamente spendono circa 280 euro al mese per la spesa - si dimostrano infatti ottimi clienti della gdo e convinti sostenitori dei prodotti di marca.

La loro spesa ricalca le abitudini degli italiani e nei supermercati - apprezzati soprattutto da africani, rumeni e sudamericani - gli stranieri acquistano i brand più noti e quelli che più investono maggiormente in pubblicità, soprattutto televisiva.

La prima catena per frequenza di utilizzo è Lidl (30%), seguono tutte le altre grandi realtà (Coop, Auchan, Carrefour, GS, Esselunga e Conad).

Gli acquisti alimentari degli stranieri, con un occhio al salutismo e uno alla tradizione mediterranea, coprono soprattutto, in ordine di frequenza di consumo, tre gruppi di alimenti.

Nel primo, con un indice di penetrazione pari a circa l’80%, figurano riso, latte, pasta e caffè. Nel secondo – intorno al 70% di penetrazione – troviamo tonno in scatola, bibite gassate e biscotti. Nell’ultimo – intorno al 50% di penetrazione - merendine, snack, surgelati, birra, sughi pronti e cereali per la prima colazione.