Da una recente indagine Istat emerge che le famiglie italiane con un singolo componente sono 5.977.000 - oltre un quarto del totale (26,1%) - e negli ultimi anni stanno aumentando con tassi superiori al 5%. Una crescita significativa, indice di un vero e proprio fenomeno sociale che, secondo quanto rilevato dalla Coldiretti, incide sulla spesa alimentare.

Le famiglie composte da un singolo individuo, infatti, spendono mediamente 299 euro al mese per acquistare il cibo: il 60% in più rispetto ai 187 euro destinati da ogni persona di una famiglia italiana “tipo” formata da 2,5 componenti.

Il motivo della maggiore incidenza della spesa è da ricercare nell’elevata quantità degli sprechi. Infatti, la mancanza di formati adeguati alle proprie esigenze - che anche quando sono disponibili risultano molto più cari di quelli tradizionali - spinge i single ad acquistare quantità di cibo maggiori rispetto al necessario.

Ma i single rappresentano anche un segmento di popolazione che privilegia il consumo di piatti a elevato valore aggiunto – come salumi già affettati o in cubetti, formaggio grattugiato, pizza surgelata e verdure di IV gamma - che chiaramente incidono maggiormente sulla busta della spesa. E sono proprio i single ad avere contributo anche al boom delle vendite di mini porzioni e piatti pronti, come la pasta precotta con condimento aggiunto pronta da scaldare al microonde o i sughi monoporzione da 80 grammi.

E per il futuro? Per rispondere alle nuove esigenze dei single le aziende e le catene distributive stanno spingendo l’acceleratore sull’innovazione. Si prevede quindi l’arrivo sul mercato delle baby angurie da 2,5 chilogrammi, invece delle classiche da 10 chilogrammi, del Parmigiano Reggiano in piccoli involucri da 25 grammi, delle uova in confezioni da due e dei vassoi misti con frutti o ortaggi differenti.