La tecnologia Rfid, sviluppata circa sessant’anni fa in campo militare, sta ora entrando nella vita di tutti i giorni. Si tratta di una tecnologia di forte impatto, il cui fine principale è assumere informazioni su oggetti, animali e persone sfruttando le onde radio e per mezzo di “etichette”, o meglio di tag, ad essi associati.

I vantaggi ad essa legati sono molteplici e di indubbia utilità. Rispetto ai barcode e agli altri sistemi di identificazione, la tecnologia a radiofrequenza non richiede contatto diretto e vista ottica; i tag possono essere letti contemporaneamente, possono resistere a condizioni molto difficili e sono, quindi, più durevoli; essi sono inoltre in grado di contenere più dati rispetto ai codici a barre e di svolgere molteplici funzioni (dalla semplice identificazione, nei tag passivi, alla misurazione di parametri ambientali nei tag attivi, dotati di batteria). Infine, il codice a barre identifica solamente il lotto di un prodotto, ma non il singolo item: il tag Rfid, invece, contiene un numero di serie unico e univoco che identifica ogni singolo prodotto fabbricato nel mondo.

Ne consegue che i settori di applicazione di tale tecnologia risultano potenzialmente illimitati: dall’ambito della produzione industriale, fino al retail, passando per il settore logistico e di supply chain management e per quello dei trasporti.

In un mercato globale sempre più competitivo, l’efficienza nella gestione delle risorse diventa fondamentale per il successo: il grado di controllo e tracciabilità dei propri asset è indicativo della capacità di un’azienda di erogare beni e servizi nel luogo in cui essi sono richiesti al momento giusto, e nella dovuta quantità e qualità. In altre parole, la tecnologia Rfid consente all’azienda di avere un quadro in tempo reale delle risorse e delle scorte lungo l’intera supply chain, con un incremento senza precedenti della propria efficienza operativa.

Di fatto, come risulta dal rapporto Cio Survey 2006 ( redatto da NetConsulting, Amd, Hp e Microsoft), le aziende che stavano sperimentando la nuova tecnologia sono passate a progetti pilota o a vere e proprie implementazioni. Rispetto al 2005, poi, le applicazioni sono cresciute del 10% nella logistica dei magazzini, nello stoccaggio e nella lettura dei prezzi. Se si analizza il valore dell’intero mercato Rfid italiano (software, hardware e servizi) vediamo che nel 2004 valeva circa 77,4 milioni di euro, nel 2005 quasi 100 milioni e nel 2006 ha registrato una crescita del 18%.

E il 2007 è segnalato come l’anno della svolta, nel corso del quale il giro d’affari dell’etichettatura di articoli con tag Rfid inizierà a crescere in modo esponenziale per passare, nei prossimi dieci anni, dagli attuali 0,16 miliardi di dollari l’anno ai 13 miliardi di dollari nel 2016. Come prevede la ricerca curata da IDTechEx, in quell’anno, il numero di articoli dotati di tag dovrebbe arrivare a 550 miliardi, contro gli attuali 200 milioni.

Senza dimenticare che ci sono ambiti in cui l’Rfid sta diventando una necessità irrinunciabile. Si pensi al settore alimentare, a proposito del quale il Regolamento Europeo n.178/2002, entrato in vigore nel 2005, impone una tracciabilità generale e completa per tutti gli attori della catena alimentare. Di conseguenza, ogni azienda deve essere in grado di ricostruire la genealogia dei propri prodotti, per poter ritirare dai circuiti di distribuzione e di vendita tutti i lotti non conformi in caso di necessità.

Inoltre, nel triennio 2006-2008, si prevede un incremento di fatturato del 200%: è questo uno dei dati contenuti nel Libro Bianco Rfid, presentato a Roma dalla neonata Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici e dalla Fondazione Ugo Bordoni. Secondo l’indagine, questo sviluppo sarà possibile soprattutto grazie alle nuove normative. Recentemente, infatti, la Commissione Europea ha adottato una decisione che stabilisce che i paesi membri devono liberare entro sei mesi le frequenze Uhf (ultra high frequency) per apparecchiature Rfid. Ciò costituisce un forte input allo sviluppo e il ministero delle comunicazioni si sta già adoperando per promuovere la diffusione delle applicazioni Rfid.

Attualmente si stanno creando, quindi, le condizioni ottimali per un vero e proprio boom nell’utilizzo di tale tecnologia. Lo sviluppo più importante è previsto nella gestione della filiera di produzione e distribuzione dei beni, campo in cui la tecnologia Rfid promette di apportare benefici maggiori nel breve termine.
Da qualche tempo, le principali aziende del settore, sia statunitensi che europee, (tra cui Wal-Mart, Carrefour e Metro) hanno cominciato a adottare l’Rfid nelle proprie filiere di produzione e distribuzione (supply chain) dando un enorme contributo alla diffusione della tecnologia e inducendo una decisa riduzione dei costi dei dispositivi.

Secondo l’analisi condotta da ActValue Consulting & Solutions, analizzando l’intero percorso di un prodotto, risulta che i costi di filiera per consegnare un prodotto a scaffale oscillano tra il 7% e il 28% del totale costo logistico: circa un quarto di questi costi è concentrato sul punto vendita (ricevimento e gestione prodotto). Mentre circa il 55% delle rotture di stock sono attribuibili ad inefficienze di processo tra centro di distribuzione e punto di vendita.

Da questi dati emerge che ci troviamo di fronte a un imperativo strategico: senza un utilizzo sempre più “raffinato” della logistica non ci sarà un futuro di sviluppo per gli operatori del settore. Il mondo dei beni di largo consumo sta diventando sempre più complesso e, quindi, ha bisogno di nuove forme di razionalizzazione. In questo ambito l’utilizzo della tecnologia Rfid consente di migliorare la produttività, favorendo la visibilità lungo tutta la filiera con informazioni continue e aggiornate, permettendo un maggiore controllo dei movimenti dei materiali e una maggiore comprensione dello stato di avanzamento delle merci nei processi inbound e outbound.

I dati Rfid permettono l’allineamento in tempo reale tra processi, decisioni ed eventi rendendo più rapido il flusso delle merci dalla fabbrica ai centri di distribuzione, fino ai negozi, con una forte riduzione degli errori nelle procedure, la salvaguardia dell’integrità dei prodotti e la limitazione delle rotture di stock. Si stima che i retailer perdano dal 3% al 4% delle vendite a causa della mancanza di prodotti e le cause di “perdita” lungo la filiera possono essere molte: ordini errati, furti, inefficiente gestione degli stock. Grazie all’Rfid è possibile rendere trasparente l’intero ciclo di vita di ogni singolo prodotto.

Tutto questo si traduce in una serie di benefici tangibili: riduzione del costo del lavoro, abbassamento dei livelli di stock, riduzione di prodotti obsoleti o scaduti e, in generale, maggiore efficacia operativa. Insomma, l’utilizzo dei sistemi Rfid nella catena del valore del largo consumo permette di acquisire maggiore fluidità operando con maggiore sicurezza. È questo il valore aggiunto delle tecnologie a radiofrequenza, in settori che sono cruciali per le aziende e che possono decidere la loro supremazia sul mercato.