A partire dagli anni ’90, l’azienda veneta sceglie di produrre unicamente secondo il metodo biologico. Una sfida importante verso uno sviluppo sostenibile

“La natura nel cuore”. È l’identità mai tradita di Rigoni di Asiago, un’impresa che ha alle spalle una storia di famiglia, nata negli anni ’20 e, da sempre, legata al territorio dell’Altopiano di Asiago. Nel tempo si è trasformata in una realtà internazionale, che ha saputo mantenere la stessa mission: fare imprenditoria etica. Dagli anni ’90, produce secondo il metodo biologico, unendo l’uso di ingredienti accuratamente selezionati e di alta qualità all’impiego di tecnologie innovative e sostenibili.

Per Rigoni di Asiago la scelta del biologico non è una moda ma un vero e proprio credo, che incarna valori profondi quali il rispetto della natura e l’attenzione verso la salute del consumatore.

La sostenibilità ambientale rappresenta, dunque, uno dei principali obiettivi dell’Azienda, a guida dell’intero ciclo produttivo. A partire dalla scelta dalle materie prime, provenienti da un’agricoltura che non usa sostanze chimiche e non sfrutta le risorse naturali, riducendo al minimo l’impatto sui terreni, fino ai processi di lavorazione e di confezionamento eseguiti con macchinari a basso consumo energetico e tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili.

È, inoltre, considerevole l’impegno che l’azienda dell’Altopiano di Asiago dedica al controllo della qualità, effettuando regolarmente analisi e test di laboratorio, al fine di garantire la totale sicurezza dei prodotti ai propri fedeli consumatori.

“Siamo fermamente convinti – afferma Andrea Rigoni, AD Rigoni di Asiago - che noi, come società globale, dobbiamo fare scelte responsabili, sviluppare stili di vita sostenibili, e utilizzare la migliore tecnologia per creare un equilibrio tra la disponibilità e il consumo di risorse. Fin dalla sua fondazione, la nostra azienda si è impegnata a rispettare l’ambiente, favorendo la biodiversità e lo sviluppo di buone pratiche per garantire scelte consapevoli per noi e per le generazioni future”.