Il target degli Juniors (bambini e ragazzini 0-14) è interessante per le aziende del largo consumo non solo perché ampio e multiculturale ma anche perché rappresenta quattro target in uno: I bambini oggi, I loro genitori (i numerosi Baby Boomers), I giovani e gli adulti di domani, Gli insegnanti e le istituzioni scolastiche.

Questo target pone, tuttavia, problematiche di tipo “etico”, è un target delicatissimo per il quale occorrono non solo conoscenze teoriche e pratiche, creatività ed esperienza, ma anche solide basi Etiche.

Nel 1990 fu fatto uno studio che aveva lo scopo di capire quanto il bambino influiva sugli acquisti della mamma sia al supermercato che in altri punti vendita. In gergo si chiama “potere prescrittivo”, mutevole a seconda dell’età e della tipologia dei settori merceologici. Fin dai tempi del carosello aziende di ogni tipo utilizzavano caracter rivolti ai bambini per catturare l’attenzione delle madri: Calimero, la Linea, il Gigante Buono, Coccolino, Papalla, il Piccolo Mugnaio.
Ma e’ giusto “usare” la mente del bambino per far comprare un prodotto alla madre? E’ corretto attirare i bambini con personaggi affinchè comprino e consumino un prodotto?
Ora è indubbio che per le aziende il target bambini come detto sopra sia interessantissimo e sarebbe anche fuori luogo pensare di non caratterizzare per niente un prodotto.
Facendo un piccolo excursus storico emerge che un tempo, negli anni ’60 e ’70 i caracter per bambini erano studiati e realizzati da artisti famosi, illustratori, autori di tutto rispetto che non si limitavano al disegnino, ma studiavano un vero e proprio personaggio fornito di una personalità specifica che traeva spunto dalla cultura dell’azienda (a volte) e che poteva tranquillamente “vivere” anche separatamente dal prodotto e piacere ugualmente, attirare l’attenzione diventando memorabile e poi essere utilizzato in altri ambiti. Erano caracter che fidelizzavano mamme e bambini e che ancora oggi ci ricordiamo e amiamo. Oggi non è più così. Si guarda solo al brevissimo termine senza preoccuparsi della qualità.

Soluzioni?

Come abbiamo detto non hanno senso drastici comportamenti nel nome di un’etica che ognuno interpreta come vuole. L’etica in questo caso è la capacità di scegliere il “modo giusto” di approcciare l’universo bambini e non deve nascere da “regole” ma dalle persone.La soluzione? Serietà a tutti i livelli a partire dall’imprenditore che deve avere sia l’obiettivo di vendere nel breve che il desiderio di trasmettere i “valori” della sua azienda e dei suoi prodotti ai suoi futuri clienti, per arrivare a chi materialmente si occupa Kid’s Marketing oriented che dovrebbe avere competenze certificate pedadogiche, tecniche e stilistiche e di ricerca non tanto certificate da titoli di studio (che in questo campo non esistono) ma da un’esperienza consolidata nel tempo. Forse, così, potremmo rivedere in futuro cose “belle” e tutti quei bellissimi personaggi d’autore che noi baby boomers non dimenticheremo mai.

Cristina Allodi


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