Prosegue lo sviluppo della tecnologia Rfid, che registra un incremento dell’80% nel numero di applicazioni e del 47% nel valore complessivo di mercato. Si tratta di alcuni dati contenuti nella ricerca condotta dall’Osservatorio Rfid, che ha analizzato il grado di sviluppo della tecnologia mettendo in luce non solo opportunità e benefici, ma anche limiti e criticità dello scenario applicativo italiano.

Analisi dei settori e degli ambiti di applicazione, misurazione del mercato 2006, quantificazione dei benefici ottenibili e analisi critica del grado di sviluppo della tecnologia sono le tematiche affrontate dal Rapporto 2007.

Per comprendere lo scenario applicativo - mettendo in evidenza sia il reale valore derivante dall’utilizzo della nuova tecnologia, sia le principali barriere alla loro implementazione - l’Osservatorio Rfid ha analizzato numerose applicazioni in circa 600 imprese. Tra queste, oltre 300 sono già esecutive, 145 sono in fase di sperimentazione avanzata e le rimanenti 400 sono ancora a livello di studio di fattibilità. Un dato rilevante è la crescita nel numero di applicazioni esecutive, passate da 136 nel giugno 2006 a 303 nello stesso periodo del 2007. Osservando i singoli settori, i progetti più avanzati si trovano nei servizi, che rappresentano, infatti, il 60% del totale delle applicazioni. Seguono il comparto grocery e il tessile moda, i settori manifatturieri più ricchi di sperimentazioni Rfid.

Sono invece cinque gli ambiti principali in cui si suddividono le applicazioni esecutive, in fase pilota o di sperimentazione tecnologica. Il 25% è concentrato nel supporto operations, il 15% nell’identificazione e autenticazione persone, il 12% nella logistica di magazzino, il 10% nell’asset management e il 9% nel ticketing e pagamenti.

L’analisi del mercato - misurato come fatturato generato a cliente finale, includendo costi di hardware, software e servizi erogati nei progetti - ha evidenziando una crescita del 47%, da 75 milioni di euro del 2005 ai 110 del 2006. Si tratta di un incremento importante, ma secondo gli operatori del settore ancora al di sotto delle aspettative. In particolare, colpisce il confronto tra i numeri dei progetti e il valore del mercato, derivante dalla ridotta dimensione media dei progetti, il 70% dei quali non supera i 50mila euro.

Quali possono essere i motivi alla base della lenta penetrazione dell’Rfid? È opinione diffusa che la causa sia da ricercarsi in primo luogo nell’ancora immatura conoscenza della tecnologia, nell’incapacità di declinarla sui processi delle organizzazioni e soprattutto nella difficoltà a ridisegnare i processi alla luce della tecnologia e a stimarne i benefici.

Non sono comunque mancati, durante l’anno, risultati pienamente positivi, sui quali dovrà poggiare l’intero processo per poter arrivare a diffondersi su larga scala. In particolare, le applicazioni di tutela del made in Italy - dalla tracciabilità alimentare all’anticontraffazione - hanno suscitato grande interesse in quanto l’Rfid può essere un valido strumento di difesa del vantaggio competitivo nazionale e della qualità dei nostri prodotti. I numerosi progetti in questa direzione sono un segnale importante della capacità di rileggere le potenzialità dell’innovazione alla luce delle specificità del contesto di adozione.

Un secondo fattore è rappresentato dal progetto Epc Lab di Indicod-Ecr che, in collaborazione con la School of Management del Politecnico, sta diventando un punto di riferimento europeo. Attraverso test e azioni di marketing, il laboratorio sta cercando di muovere la filiera del largo consumo verso una consapevole e unitaria adozione di queste tecnologie.

A livello di produzione, sono invece tre gli ambiti che meritano di essere citati per la vitalità dimostrata. Nel settore della lavorazione delle carni sono oramai numerosi i tag applicati sui supporti di movimentazione, con progetti esecutivi in una decina di casi, tra cui Lombardia Carni, Montana Alimentari, Conad e Consorzio Qualità della Carne Bovina. Obiettivo finale è quello di garantire la tracciabilità dei prodotti grazie alla loro identificazione univoca. In molto casi, i tag sono anche impiegati per supportare e automatizzare le movimentazioni all’interno degli stabilimenti, come nel caso di Lombardia Carni.

Un altro ambito molto rilevante e dinamico è quello di promozione del made in Italy. Sono numerosi, infatti, i progetti volti a valorizzare i prodotti di qualità, per fornire al consumatore finale la garanzia della completa tracciabilità del prodotto.

Infine, nella filiera del fresco è presente qualche applicazione di supporto alla produzione e alla logistica di stabilimento. L’obiettivo per il prossimo anno è arrivare al monitoraggio dei prodotti freschi lungo tutta la catena logistico-produttiva.

“Solo se si riuscirà a sprigionare il potenziale di queste applicazioni - ha affermato Giovanni Miragliotta, responsabile ricerca dell’Osservatorio Rfid - saremo ancora qui, tra due o tre anni, a parlare di Rfid come leva strategica per le organizzazioni e la società in generale”. Dunque, secondo gli esperti, il percorso da seguire è pensare l’Rfid come leva strategica per rafforzare, rinnovare il differenziale competitivo delle organizzazioni. “Questo cambio di mentalità - ha concluso Miragliotta - ‘alla ricerca del valore’ è esattamente il passo che ci aspettiamo per il prossimo anno”.