Ambiente sì, ma non solo: il mondo delle imprese italiane dimostra di avere sempre più a cuore il tema della sostenibilità, in un contesto a tutto tondo, in cui l'attenzione agli aspetti dell’ecologia è solo parte di un nuovo impegno. Lo confermano i dati emersi dall'indagine 2018 dell'’Osservatorio permanente su sostenibilità e comunicazione’ (684 interviste condotte a buon fine), presentati dal nuovo consorzio Sic-Società italiana comunicazione, composto da tre agenzie di comunicazione - Homina, Mediatyche ed Extra - e da Format Research.

"La rilevazione è nata lo scorso anno con l'obiettivo di monitorare annualmente il sentiment che le nostre aziende mostrano con riferimento ai temi della sostenibilità, e, soprattutto, le azioni concrete messe in campo a beneficio di tutti gli stakeholder – spiega Massimo Tafi, vicepresidente di Sic e amministratore unico di Mediatyche -. Rispetto al quadro di luci e ombre dello scorso anno, lo scenario sta mutando in positivo: le imprese, e non solo le più grandi, dimostrano crescente attenzione ai propri impatti ambientali, al benessere dei dipendenti, ai legami con i territori di riferimento. Un impegno che, tuttavia, al momento non è ancora adeguatamente comunicato ai referenti esterni, né sancito ufficialmente con un bilancio ad hoc. Una lacuna da colmare, dato che la comunicazione, che trasforma i numeri in fatti e storie da valorizzare, resta l’interprete indispensabile, il fattore che mostra il processo di responsabilizzazione all'esterno, con palesi vantaggi di immagine e reputazione".

La responsabilità non è solo un costo, ma soprattutto un'opportunità: per più di un'impresa su due (il 55,6% del 2018 contro il 54,3% dello scorso anno) la sostenibilità rappresenta un'occasione per migliorare i processi e renderli più efficienti. Del resto, oggi, solo il 6,1% degli intervistati la considera una pura spesa, mentre per il 35,4% la sostenibilità rappresenta "il modo di fare impresa da qui in avanti" (+5,8%).

A definirsi sostenibile oggi è il 78,7% dei soggetti economici italiani: "Che lo siano o meno, è certo che la sostenibilità è riconosciuta come un valore - commenta Omer Pignatti, presidente di Sic e amministratore delegato di Homina -. Noi siamo qui per farla evolvere anche da un punto di vista di comunicazione". E che il tema sia sempre più centrale lo dimostrano anche le scelte di Distribuzione Moderna, che da tempo ha creato una testata specializzata, greenretail.news, e che storicamente collabora con Plef (Planet life economy foundation, membro del consiglio nazionale della green economy e organizzatore del green retail forum che si terrà l’8 ottobre prossimo e che vedrà DM come partner di primo piano).

Nella ricerca di Format anche le realtà che si sono definite "poco" o "per nulla" sostenibili hanno dichiarato la propria volontà di lavorare su questo fronte, aspetto che tuttavia non è al momento prioritario. In termini di dimensioni aziendali a dirsi sostenibili in maniera accentuata sono le grandi imprese, ovvero quelle con più di 249 addetti.

Venendo alle politiche di sostenibilità, emerge che il 76,4% dei soggetti che si sente "molto" o "abbastanza" sostenibile investe in politiche che toccano tutti i comparti, o buona parte di essi. Dati che dimostrano che, rispetto a quanto rilevato nel 2017, c'è più consapevolezza in merito alle tre dimensioni della sostenibilità: il 41,5% sa che, per ritenersi sostenibile, deve contemporaneamente rispettare parametri di tipo ambientale, sociale ed economico.

L’orientamento positivo verso queste tematiche determina, come accennato, una vera iniezione di brand reputation e credibilità. E questi vantaggi sono dichiarati da circa 6 realtà su 10: entrando nel dettaglio, si parla di aumento della reputazione del marchio (58,3%), di maggiore efficienza dei processi interni (57,3%), di contenimento dei costi (49,3%) e, anche, di aumento delle vendite (39,2%).

Gli ostacoli da superare? Uno su tutti, la mancanza di budget che, nel 53,1% dei casi, è il principale freno all'evoluzione di un'azienda in impresa sostenibile. A seguire il 24,1% delle realtà lamenta una mancanza di competenze e risorse qualificate.

L'impatto ambientale è ormai una priorità di cui le imprese tengono conto nei progetti, prodotti e processi: lo dichiara l'88% e questa attenzione si esplica nella facilità di riciclo e riuso dei singoli componenti quando il prodotto è a fine vita (36,7%), nel ricorso a materie prime frutto di attività di riciclo (34,5%), nella riciclabilità dei materiali utilizzati (32,8%), nel risparmio di materie prime non rinnovabili (20,6%).

Anche i dipendenti sono sempre più centrali: oltre 5 imprese su 10 (il 54,2%) prevedono qualche forma di benefit o bonus per i propri addetti oltre a quelli previsti dalle normative. Si parla, nel 42,4% dei casi, di assicurazioni mediche e, nel 19,6%, di assicurazioni sulla vita.

Quasi la metà delle imprese dispone, inoltre, di programmi specifici per i lavoratori: in pole position inclusione sociale (29%), sostegno alla maternità (28,5%), promozione delle diversità (19,1%). Infine, il legame con il territorio: il 62% prevede piani a beneficio della comunità, sia nei confronti di onlus, nazionali e non (50,6%), sia come politiche di supporto al tessuto locale.

La ricerca ha appurato, in conclusione, un'evidenza: la sostenibilità è efficace a livello commerciale (81,7%), è un vantaggio competitivo (76,7%), e, soprattutto, contribuisce a migliorare la reputazione di un'azienda (87,2%). Eppure, se traduciamo questi dati in attività concrete di promozione e comunicazione, le percentuali scendono drasticamente: solo l'11,5% ha una strategia di comunicazione verso l'esterno delle proprie performance economiche, ambientali e sociali. La stragrande maggioranza (l'84,6%) non ha invece risorse allocate per redigere un bilancio di sostenibilità, lo strumento con cui raccontare la propria ‘anima’ e la propria responsabilità a tutti gli stakeholder.