Oviesse, la storica insegna di Gruppo Coin lanciata nel 1972, rappresenta oggi un punto di riferimento quale leader sia dell’“every day low price”, sia per la quota detenuta nel mercato italiano dell’abbigliamento bambino. Da una ricerca condotta per conto dell’insegna emerge infatti che in Italia un bambino su tre possiede almeno uno dei capi di abbigliamento offerti da Oviesse.

«Oltre a occuparci di business e di creazione del valore ci troviamo a svolgere un ruolo sociale per la capacità acquisita nel tempo di stabilire un contatto con clienti delicati e sensibili quali i più piccoli – ha affermato Stefano Beraldo, amministratore delegato di Gruppo Coin spa -. Il bambino che crescendo cambia continuamente taglia, diventa un problema per la mamma che, dovendo fare i conti con un budget limitato, perde il gusto dell’acquisto. Con la creazione dell’Osservatorio ci siamo proposti di ascoltare i nostri clienti e di comprenderne meglio le esigenze in modo da trasformare il rammarico delle mamme in amore».

Obiettivo della prima edizione dell’Osservatorio è la restituzione dello “stato dell’arte” delle relazioni tra genitori e figli, individuandone i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le sfide, la qualità e gli elementi di criticità.
L’indagine, realizzata da Astra Ricerche, è stata condotta su di un campione di un migliaio di genitori che convivono con bambini di età compresa tra 0 e 14 anni.
Come ha sottolineato Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche, in occasione della presentazione dell’Osservatorio, «la ricerca presenta un paese in maggioranza non molto felice, ma nemmeno disperato. La felicità risulta infatti svincolata dall’andamento dell’economia e dalla percezione dell’eventuale impoverimento soggettivo».

L’ordine individuato dagli intervistati tra gli elementi facilitatori della felicità proposti pone tra i primi il reddito familiare e il corrispondente tenore di vita, il titolo di studio e il livello di informazione, nonché (al terzo posto) la convivenza con bambini e pre-adolescenti. Seguono la personalità e la mentalità, la possibilità di frequentare più persone e l’avere figli e nipoti.

Il voto medio attribuito dagli intervistati alla propria felicità rispetto alla vita in generale è di 6,9 (da 1 a 10), mentre tra i vari ambiti spiccano nuovamente i figli, al primo posto con un voto di 7,9, seguiti dalla famiglia con 7,7.
I valori più elevati di felicità nei rapporti tra genitori e figli sono stati rilevati nella classe media allargata, nelle famiglie con più figli conviventi, tra le donne con figlie fino a 10 anni, nelle coppie con figli tra 2 e 10 anni, nelle regioni del Centro e del Sud.

Alla domanda aperta relativa a quali siano le cause della felicità, la maggioranza degli interpellati indica l’avere avuto o avere un progetto di vita che si è riusciti a realizzare, seguito dall’avere un buon rapporto con i figli e buone relazioni in famiglia. Altri elementi ritenuti importanti per vivere serenamente riguardano il tenere un atteggiamento positivo, cordiale e ottimista nei confronti della vita, che risulti fondato anche sul contenimento delle aspettative e sulla capacità di godere delle piccole cose giorno per giorno.

Nella classifica degli italiani, i valori individuali e di “clan” quali la nascita di figli o nipoti, detengono un posto di rilievo, mentre l’impegno per migliorare il mondo e aiutare i più deboli è in ultima posizione, confermando la mancanza di senso di appartenenza a un contesto collettivo più ampio e l’incapacità di trarne piacere e beneficio.

Secondo gli intervistati, un rapporto felice tra genitori e figli fino ai 14 anni deriva, oltre che da elementi generali quali qualità della vita, cultura e ricchezza, da una serie di indicatori risultati premianti.
Tra questi spiccano l’estroversione abbinata all’autostima dei genitori, nonché la loro “intensità valoriale”, l’esistenza di una collaborazione effettiva all’interno della coppia genitoriale e tra questa e gli insegnanti, la capacità di assumersi le rispettive responsabilità e di concedersi vicendevolmente autonomia.

Come ha evidenziato Finzi nell’illustrare i dati «Talvolta però le risposte riguardano più un ideale cui tendere, piuttosto che la situazione concreta in cui si vive», per questo risulta interessante confrontare le risposte “zuccherose” con il punto di vista espresso riguardo alle aree più critiche.

Tra queste ultime spiccano alcuni temi di portata generale quali la sensibilità al permanere del divario territoriale (Nord/Sud) e della diseguaglianza sociale, oltre alla marginalità, corrispondente a una bassa qualità della vita che caratterizza ancora vaste aree del Paese. Altri punti critici vengono indicati nella scarsità di tempo e nella depressione collettiva, così come in un cattivo utilizzo della tecnologia.

Sul fronte familiare emerge come la ridefinizione del ruolo parentale, soprattutto da parte dei padri, risulti ancora inadeguata, oscillando tra la nostalgia dell’autoritarismo e la tentazione di una sorta di deriva adolescenziale. Infine, contraddicendo in parte le affermazioni precedenti, una scarsa condivisione delle esperienze e la non condivisione di altruismo e felicità vengono indicate come sintomi di disagio rispetto a un’esistenza più armoniosa e serena.