Se la digitalizzazione sembra spesso l’unico grande fenomeno in atto nel mondo distributivo, i cambiamenti dei format e delle scelte di acquisto non sono certo da meno. Tra i fenomeni dirompenti svetta il discount che, nel 2018, è cresciuto in Italia ancora del 5% rispetto al 2017, e ha archiviato l’anno con un giro d’affari totale di 17,7 miliardi di euro. La considerazione è emersa il 5 marzo, durante l’incontro che Nielsen ha dedicato al futuro del retail.

La quota di mercato del canale, che totalizza 9 milioni di clienti abituali, si è piazzata, nel 2018, al 18,5% in valore e al 25,7% in volume sul totale del largo consumo confezionato.

È un trend di lungo periodo visto che, in 15 anni, il peso del discount, in quantità, è salito senza interruzioni: dal 10,4% del 2003, al 13% del 2007, al 15,1 del 2011, per poi attestarsi sul dato odierno.

Il fenomeno non è solo italiano. Considerando i 28 Paesi Ue, più la Svizzera, si scopre, sulla scorta di ‘Nielsen Europen discount book’, che la quota a valore di questa tipologia sul totale grocery, supera o raggiunge, in 12 nazioni, la media continentale (23%), con picchi rilevanti in Norvegia (67%), Danimarca e Belgio, a pari merito con il 41%, e Germania (37%). Anche in vari mercati, specie dell’Est, il dato è piuttosto alto e compreso tra il 28% della Polonia e, appunto, il 23 per cento dell’Ungheria e della Repubblica Ceca.

In sostanza, ragionando su scala globale, l’ascesa è destinata a proseguire anche da noi e il discount è lontano dalla saturazione. La rete attuale supera le 5.500 unità, con un saldo positivo 2018 di 168 negozi, un dato che attesta, se ce ne fosse bisogno, che gli operatori continuano ad aprire e a lanciare piani industriali. Lo dimostra la rincorsa di Aldi, che, in un anno di presenza in Italia ha totalizzato 51 punti di vendita e lo provano i vari investimenti: Md, per esempio, ha messo sul tappeto 1 miliardo di euro nel 2019-2021, Lidl 750 milioni nel 2019, Penny Market 70 milioni, sempre per quest’anno. E il leader, Eurospin, ha traguardato la boa dei 1.100 negozi, con un vendite in valore che, secondo l’Ufficio studi di Mediobanca, sono salite dell’11,1% nel 2017.

A imprimere forza al canale sono indubbiamente la crisi, più o meno evidente, il perdurare dell’attenzione ai prezzi e la supermercatizzazione. Questo processo ha comportato l’aggiunta di molti servizi, una spiccata enfasi sui freschi (che determinano il 52% della crescita di canale con un’incidenza del 35% sull’assortimento), e, più in generale, una salita del livello qualitativo degli assortimenti, grazie all'inserimento di banchi serviti e di molte specialità e tipicità territoriali.

Sono tutti fattori che hanno portato questo format a chiudere l’anno con un segno nettamente positivo. Infatti, secondo l’Istat, nel 2018 il valore delle vendite al dettaglio è cresciuto lievemente (+0,2%) rispetto all’anno precedente, con il totale Gdo che ha realizzato il +0,8. Escludendo l’e-commerce (+12,1%) il discount è stato il best performer tra i canali fisici non specializzati a prevalenza alimentare, con un +4,4 per cento.

Non è tutto. Se ai marchi del distributore, che da noi hanno una quota del 19,1% e un valore di 10,3 miliardi, si aggiungono anche le private label dei discount, questo segmento di offerta raggiunge il 27,9% di incidenza e vendite pari a 18,4 miliardi di euro. E, quando al giro d’affari della Dmo più classica, 84,7 miliardi, si somma questo canale, la cifra in gioco sale a 102,4 miliardi di euro.

Attualmente, nel mondo del largo consumo confezionato, 1 prodotto su 4 è veicolato dai discounter, che sono anche leader dal punto di vista degli utili e che denotano un ritorno sugli investimenti notevole, pari al 19,9 per cento.

A pagare il maggiore tributo a questa marcia, con un -1,6 in valore, sono gli ipermercati sopra i 4.500 mq, pure in una fase di profonda ristrutturazione, e i cosiddetti liberi servizi, ovvero i punti vendita di minori dimensioni (-2,4 nel 2018).

Lo zoccolo duro della Gdo, supermercati e superstore, continua invece a mantenere con forza la propria posizione di capofila e a evidenziare andamenti interessanti, intorno al +4 per cento. Si dimostrano particolarmente dinamiche, nel contesto generale, le variazioni degli specialisti drug (+6,6% in valore), degli specialisti pet e, come detto, del commercio elettronico.