Tassi da capogiro: +295% in Europa e +280% nel mondo. Sono i dati relativi allo sviluppo della viticoltura biologica nel periodo 2004-2015, come emergono dall’analisi Wine Monitor Nomisma sui dati di Fibl (importante istituto di ricerche sul bio con sedi in Svizzera, Austria e Germania), predisposta per Federbio.

La viticoltura biologica europea - con 293.000 ettari - ha un ruolo di primo piano, tanto che rappresenta l'88% della superficie vitata bio del mondo. Il primato dell’Europa si segnala anche attraverso l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale, che nel 2015 ha superato il 7% a fronte di una quota mondiale che non raggiunge il 5 per cento.

In tale scenario l’Italia (83.000 ettari di vite coltivati con metodo organico) ha il primato per incidenza di superficie vitata biologica (11,9% della vite coltivata è bio), seguita da Austria con l’11,7% e Spagna con il 10,2%.

Nel nostro Paese, durante il 2016, le vendite di vino bio hanno raggiunto 11,5 milioni di euro nella sola Gdo, registrando un +51% rispetto al 2015 (a fronte di un tiepido +1% delle vendite di vino in generale). Nonostante questo balzo in avanti, i dati Nielsen mostrano però come l’incidenza del vino bio sul totale delle vendite di vino sia pari ancora allo 0,7 per cento.

“Le opportunità di crescita per il vino bio sono positive – rassicura Nomisma - tanto che il 22% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato a incrementare gli acquisti se i prezzi diminuissero, o se l’assortimento venisse ampliato (per il 15%). E l’assortimento risulta uno dei principali fattori d’interesse anche per chi oggi non consuma vino bio: il 23% indica come principale fattore dissuasivo la scarsa presenza di vini a marchio bio in negozi/ristoranti frequentati abitualmente, o in riferimento alle denominazioni preferite. Un ulteriore elemento che emerge come potenziale stimolo al primo acquisto di vino biologico è la possibilità di effettuare assaggi in negozio, indicato dal 24% degli attuali non users”.

Se il rosso è la tipologia di vino bio preferita dal nostro consumatore, i canali di acquisto prediletti rimangono iper e supermercati (33%), seguiti dall’approvvigionamento diretto dal produttore/in cantina (23%). Subito dopo vengono enoteche (19%) e negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (18).

Si stanno aprendo infine notevoli occasioni per l’export. Il binomio vino bio e Made in Italy riscuote, per esempio, grande successo sia nel Regno Unito che in Germania. In particolare, per il consumatore, sia inglese che tedesco, la reputation dei vini bio italiani è elevata e il Bel Paese è primo nella classifica delle nazioni che producono i vini biologici di migliore qualità e soprattutto autentici, ossia genuini e rispettosi dei disciplinari del settore.