Pubblicità: per gli increduli arriva la certificazione etica
Pubblicità: per gli increduli arriva la certificazione etica
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Gli italiani amano la pubblicità, ma ci credono? Sembra proprio di no: il 70% di loro infatti pensa che le varie campagne non siano etiche, in quanto non raccontano cose vere.
Il dato, un po’ allarmante, è contenuto in una ricerca che Swg ha realizzato per conto di EthicsGo, startup riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo economico, nonché primo istituto di comunicazione etica indipendente, certificato da Bureau Veritas e assicurato dai Lloyds di Londra.
Secondo lo studio, presentato a Milano presso la sede di Assolombarda, tuttavia le imprese possono fare parecchio per rendere più credibili i propri messaggi: 9 su 10 si dicono convinte di questo, mentre un 56% saluta in modo favorevole la possibilità di ottenere, anche nel mondo dell’adv, una certificazione di qualità morale, attestazione che può fare la differenza competitiva.
"Più del 50% dei consumatori ritiene di essere poco o per nulla tutelato rispetto ai messaggi pubblicitari - ha spiegato all’agenzia AdnKronos, Maurizio Pessato, presidente di Swg -. Le etichette dei prodotti sono la fonte ritenuta più affidabile dal 51% del campione e rispettosa delle norme legali, per il 53%, etica 44% e che riporta, secondo il 40%, informazioni basate su dati scientifici.
“Tuttavia – ha proseguito Pessato - anche per quanto riguarda le etichette, vi è minor fiducia verso le aziende straniere e le imprese di grandi dimensioni. E sono ritenute meno affidabili le indicazioni che evidenziano l'assenza di determinati componenti, quali additivi, grassi, coloranti o zuccheri".
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