Naturalmente però la cosa non è tanto pacifica, e l'operazione "saracinesca libera" procede a macchia di leopardo.
Intanto si registra la rottura fra due grandi associazioni distributive proprio su questo argomento: da ieri, infatti, Federdistribuzione ha sbattutto la porta e se ne è uscita da Confcommercio, non trovando un terreno di intesa sul tema della deregulation, almeno se si sa leggere fra le righe dei comunicati ufficiali.
Nelle diverse città la situazione è abbastanza variegata. Roma ha detto sì e si è già mobilitata per rafforzare la vigilanza delle forze dell'ordine, anche se mezza Italia è ancora in vacanza.
Più o meno simile lo scenario in Toscana, dove però tempo fa la Regione ha posto un limite di 13 ore al giorno. Ci si chiede con quali risultati, visto che a Firenze i sindacati del commercio invocano un incontro urgente con le autorità comunali, mentre i livornesi si sono presa la piena libertà, decidendo di applicare la legge alla lettera.
Il Sindaco di Napoli, dal canto suo, si è pronunciato per lasciare a ogni esercente la propria autonomia di giudizio, anche se si attendono le valutazioni del competente Assessorato al Commercio.
A Torino l'Assessore sembra invece sconfortato, temendo che il provvedimento si concretizzi in una lotta selvaggia e in molte perdite di posti di lavoro, come ha fatto rilevare Confesercenti che pronostica la chiusura di 12.000 negozi food, 11.300 nell'abbigliamento-calzature e 3.300 nei settori bazar e cartolibreria.
Milano marcia all'insegna della prudenza e pensa di spremere a fondo quei 90 giorni che la legge ha concesso per valutare le modalità di attuazione di "saracinesca libera".
E fra tre giorni in tutta Italia, tanto per complicare le cose, partono anche i saldi.