Con l’approvazione praticamente unanime del Senato (181 voti a favore, 2 contrari e 16 astenuti), diventa legge il decreto contro gli sprechi alimentari, già approvato il 17 marzo dalla Camera dei Deputati.

Spiega Maria Chiara Gadda, deputata Pd, nonché artefice e prima firmataria: “Questa legge raccoglie l’eredità di Expo Milano 2015. Evitare che quanto risulta in eccesso venga buttato via, è un bene per tutti, perché si limita la produzione di rifiuti, l’emissione di anidride carbonica, l’impiego di risorse naturali e il consumo di suolo.

“Ma l’aspetto più importante è che prodotti buoni, perfettamente consumabili, possono essere destinati ai cittadini più fragili. Il dono è uno dei modi con cui si risponde a un bisogno sociale, in cui il volontariato e le imprese che donano si assumono una responsabilità sociale nei confronti della collettività, e la legge è un ulteriore tassello all’interno di un quadro più ampio di politiche di contrasto alla povertà».

"Lo spreco, per circa il 43%, avviene all’interno delle mura domestiche. In questo senso bisogna lavorare sull’educazione e sulla prevenzione. “La parte rimanente, come ricorda un’indagine del Politecnico di Milano, si genera lungo tutta la filiera produttiva – continua Gadda –, dal settore primario, fino alla produzione, distribuzione e somministrazione degli alimenti. Siamo intervenuti con una norma che riduce la burocrazia e armonizza tutti gli aspetti che in questi anni hanno creato confusione e difformità sul territorio nazionale".

Importantissimo è il fatto che i termini ‘spreco’ ed ‘eccedenza’ vengano definiti e inseriti per la prima volta nel nostro ordinamento.

"La legge è articolata - prosegue Gadda - e considera anche aspetti che in questi anni sono stati fonti di difficoltà: si è per esempio chiarito che il pane può sicuramente essere donato nell’arco delle 24 ore dalla sua produzione; si è ribadita la differenza tra la data di scadenza e il ‘termine minimo di conservazione’ (la dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’), e sarà possibile donare i prodotti confiscati, purché buoni e sicuri.

"La norma amplia, fra le altre cose, la gamma dei beni che possono essere donati e anche la platea dei soggetti riceventi: non solo le Onlus, come invece era previsto nella ‘Legge del Buon Samaritano’ (legge 155, in vigore dal 16 luglio 2003), ma anche gli enti pubblici e le piccole associazioni di volontariato non riconosciute, purché la finalità sia la solidarietà sociale e senza scopo di lucro".

Moltissimi i commenti positivi, sia da parte delle grandi aziende, sia dalle maggiori associazioni di categoria. Citiamo, per tutti, il parere di Federdistribuzione: “Questa legge rappresenta un importante passo per semplificare il processo di donazione delle rimanenze alimentari, un’attività nella quale le nostre imprese sono impegnate già da molto tempo nonostante le numerose difficoltà”, afferma il presidente, Giovanni Cobolli Gigli.

“Prima di questa norma assistevamo al paradosso che destinare i prodotti a rifiuto costava più che donarli. Questo a causa dei pesanti adempimenti burocratici necessari per fare le donazioni. Ora si sono invece create migliori condizioni per raggiungere l’obiettivo più volte indicato dal ministro Maurizio Martina, cioè raddoppiare le attuali 480.000 tonnellate di donazioni da parte dell’intera filiera, raggiungendo il milione di tonnellate annue”.