Tra le novità della manovra finanziaria approvata da Governo nei giorni scorsi ve ne è una che riguarda direttamente il commercio: la facoltà, da parte dei dettaglianti che svolgono la propria attività in città d’arte o di particolare interesse turistico, di decidere liberamente sugli orari d’apertura dei punti vendita. Nessun vincolo, nessuna limitazione, niente restrizioni riguardanti domeniche, giornate festive, turni di riposo. Potrebbe essere l’inizio di una “apertura” verso una liberalizzazione a livello nazionale di quello che è un nodo annoso nel settore della distribuzione commerciale. L’idea del Governo, infatti, è quella di testare il sistema per alcuni mesi e di riservarsi di estenderlo a livello nazionale se dovessero emergere delle evidenze positive dalla sperimentazione. Evidenze che sono già state più volte individuate nel corso di studi e ricerche effettuate dalle principali associazioni delle catene distributive, in termini di maggiori potenzialità di vendite, accrescimento delle opportunità lavorative, maggiore servizio al consumatore. Critiche sembrano al riguardo le associazioni che tutelano gli interesse dei piccoli commercianti, a cominciare da Confesercenti e Confcommercio. Ma c’era da aspettarselo. La verità è che sarebbe ora di dare il via a un piano massiccio di liberalizzazioni di carattere economico e non solo imprimere una svolta a un Paese che non solo sembra, ma è fortemente ingessato sul piano dell’agire. Purtroppo, se da un lato la novità introdotta nella manovra finanziaria sembra andare nella giusta direzione, da parte della coalizione di Governo vi sono segnali che vanno nella direzione opposta a un piano organico di liberalizzazioni. Come dimostra il disegno di legge di Maurizio Gasparri (rappresentante del Pdl), che vorrebbe in sostanza fare marcia indietro sulla già modesta liberalizzazione che ha permesso, all’interno della grandi superfici, di estendere la vendita di prodotti farmaceutici senza obbligo di prescrizione (i cosiddetti prodotti otc) attraverso l’introduzione delle parafarmacie. Sarebbe ora, da parte delle principali sigle della distribuzione, di far sentire con chiarezza il proprio peso e la propria voce, insistendo sulla richiesta di legittime concessioni che permettano al commercio di definirsi moderno nel vero senso del termine.