A quanto pare la Francia, reputata comunemente evolutissima dal punto di vista delle strutture distributive, ha, in fatto di orari del commercio, più problemi e restrizioni della nostra Italia, passata ormai definitivamente alla deregulation, anche se c'è voluto l'intervento del Tar.

Lo dimostra la recentissima vicenda vissuta da Monoprix che, nell'ormai lontano 2006, aveva siglato un accordo sul lavoro notturno (in pratica solo l'ora dalle 21 alle 22), con un paio di sindacati, fra i quali però non compariva la potentissima Cgt (Conféderation génerale du travail). Così è intervenuto Clip-P, un accordo intersindacale, che ha ottenuto dal Tribunale delle grandi istanze di Nanterre, la cancellazione del patto del 2006.

In effetti, secondo il Codice del lavoro francese ogni attività svolta in orari fra le 21 e le 6 del mattino deve rimanere del tutto eccezionale e non può diventare la regola.

A Monoprix, che con circa 440 punti di vendita è uno dei maggiori retailer dell'Esagono, è stato ingiunto di formulare un nuovo accordo entro 4 mesi e di bloccare per il momento la vendita notturna, che interessa soprattutto alcuni supermercati parigini.

Ovviamente il gruppo distributivo ha fatto appello, e ha riferito che il lavoro serale riguarda più che altro studenti e avventizi, a cui viene offerta una buona opportunità di guadagno, ossia una maggiorazione del salario del 15%. Del resto il sistema dei turni assicura a ciascuno il meritato riposo. Tuttavia la Corte di Appello di Parigi non sembra molto ben disposta, avendo già bloccato in passato forme di attività serali svolte, rispettivamente, da Carrefour City e Franprix.

Molto probabilmente il fascicolo passerà nelle mani della Corte di Cassazione.