I week end prenatalizi confermano un calo dei consumi del 12% rispetto alle festività dello scorso anno, secondo le stime di Federconsumatori e Adusbef, che sottolineano come sui trend di sabato e domenica scorsa abbia inciso fortemente la scadenza del saldo dell’Imu di ieri, 17 dicembre. La spesa media per nucleo familiare sarà, a consuntivo, di appena 148 euro, mentre quella totale si attesterà, tutto andando bene, sui 3,5-3,8 miliardi. Secondo altre fonti ad essere tagliati saranno specialmente i regali, dunque, tutto sommato, il  non-food, mentre i nostri connazionali non ridurranno per nulla il budget destinato a pranzi e cenoni vari.

Se lo scenario interno si conferma improntato a un netto ripiegamento – anche perché le tredicesime sono più che mai in forse -, i dati dell’export presentano un netto miglioramento. Secondo i dati Istat, diramati ieri, a ottobre si registrava un trend dei flussi in uscita del +12% in valore sul 2011, mentre gli ingressi erano ridotti al lumicino (+0,8%). Dal lato dei volumi il dato viaggiava, rispettivamente sul +8,6% e sul -3,2%. Interpretando i dati si scopre insomma che, nonostante prezzi in aumento, la convenienza del made in Italy è superiore a quella delle merci straniere e quindi c’è una risalita reale dei quantitativi diretti oltre confine.

Questo è ancora più vero per il food, dove la variazione è estremamente significativa, pari a un tendenziale del +14,1%. Il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, sottolinea che “l’export alimentare si è riportato sopra la soglia del +8%, nel confronto dei primi dieci mesi del 2012 con lo stesso periodo 2011, riducendo sempre più il gap con il +10% segnato nel 2011”.

Il messaggio recato dagli ultimi dati è chiaro. Secondo Ferrua “all’aggravarsi della crisi dei consumi alimentari interni, pari a circa 3 punti percentuali a consuntivo 2012, il settore  reagisce spingendo con successo sul fronte delle esportazioni, specie quelle sui mercati lontani, fuori dell’area comunitaria. E questo  sottolinea, in un anno molto difficile, la forte capacità di reazione e la competitività internazionale di un’industria cardine per il Paese come quella alimentare appunto”.