Il commercio fisico deve avere paura del commercio elettronico? Non più di tanto, rassicurano gli analisti di Price Waterhouse Cooper, che hanno condotto la monumentale ‘PwC Total Retail Survey 2015’, intervistando 19.000 consumatori in 5 continenti e 19 Paesi, fra i quali la nostra Penisola, le altre maggiori nazioni europee, ma anche gli Usa, l’Argentina, il Sudafrica, Hong Kong, la Russia, l’Arabia Saudita.

“Dalla ricerca, emerge in maniera molto chiara il fatto che il negozio è ancora fermamente al centro del processo di acquisto, ben lontano dal diventare una forma di distribuzione destinata all’obsolescenza. I dati – scrive Pwc - rivelano che il 36% dei consumatori intervistati (a livello globale, ndr) compra in un negozio almeno una volta alla settimana, quasi il doppio rispetto al PC (20%) e quattro volte tanto rispetto a tablet e smartphone (10%).

“Le ragioni per questa preferenza sono semplici: nonostante i progressi tecnologici, non esiste ad oggi un altro canale distributivo in grado di sostituire il negozio e di replicare l’esperienza di prodotto e di brand che esso è in grado di offrire”.

Il consenso verso il negozio è dovuto, nell’ordine alla possibilità di “vedere, toccare e provare la merce” (60%) e al fatto di avere la gratificazione istantanea di possedere il prodotto dopo l’acquisto (53%). “Per questo motivo ben il 70% dei consumatori dichiara di effettuare la ricerca online, per poi concludere l’acquisto in negozio”.

Un trend che si accentua nella nostra Italia, dove il 38% dei clienti (2 punti sopra la media) si reca almeno settimanalmente in negozio per i propri acquisti, contro il 25% che utilizza con la stessa frequenza il PC, il 13% il tablet e il 12% lo smartphone.

Ma attenzione. Questo non vuol dire che i retailer non siano pressati da fattori dirompenti, che hanno, nel proprio Dna, il commercio elettronico: la crescente diffusione dei cellulari di ultima generazione, l’affacciarsi tra i decisori di acquisto dei cosiddetti “nativi digitali”, i confronti di prezzo, più facili su Internet, confronti che sottolineano prontamente, quando c’è davvero, la maggiore convenienza di prezzo dell’on line.

Una cosa è chiara: se il negozio di domani conserverà indubbiamente, anche per i giovani di oggi, i suoi valori di comodità, servizio, immediatezza della transazione, esso dovrà comunque adeguarsi alla cultura tecnologica, dando spazio all’integrazione tra fisico e digitale, al wi-fi nel punto di vendita, e, a un livello più alto, al presidio dei social network, un’area che, con le “recensioni”, ha sostituito – amplificandolo a dismisura – il passaparola, la più persuasiva e impietosa tra le forme di marketing.

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