Se è vero che la grande distribuzione a volte, con i propri insediamenti, non guarda tanto per il sottile, è altrettanto vero che la nostra burocrazia è tale da scoraggiare anche gli investimenti più onesti e più produttivi, persino quando si tratta di aziende con un noto profilo a basso o bassissimo impatto ambientale e gradite alla popolazione, nonché portatrici di nuovi posti di lavoro e di un ricco indotto.

E’ quello che è successo a Ikea, che ha dovuto rinunciare a un’apertura programmata 6 anni fa nella zona di Vecchiano, un borgo vicino a Pisa, dove aveva l’intenzione di investire 100 milioni per un punto di vendita di circa 20.000 metri quadrati. Ma sei anni non sono pochi e nel frattempo, comunica il colosso svedese in una nota, “l’investimento su Vecchiano non è più competitivo in relazione ad altre potenziali localizzazioni”.

A quanto pare la goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo nonostante la pazienza del gruppo svedese, sono stati un paio di studi di fattibilità promossi dal Comune, che proponevano di spostare l’insediamento in altra zona. Come dire che dei burocrati, sebbene supportati da esperti, hanno creduto di insegnare il mestiere a chi sa benissimo da anni e anni dove e come aprire un nuovo punto di vendita.