Sta suscitando un mare di polemiche, ma soprattutto di distinguo, l'ormai famoso articolo 62 della norma sulle liberalizzazioni che fissa termini precisi per i contratti fra industria e distribuzione nel settore agraoalimentare: 30 per i deperibili e 60 per le altre derrate. Gli accordi andranno stipulati, da ora in poi, per iscritto e dovranno dare tutta una serie di indicazioni precise, persino sui metodi di pagamento.

Critica ovviamente la distribuzione che ha fatto notare tra l'altro che esiterebbe una contraddizione con quanto fissato dalla Costituzione (articolo 41) in materia di libertà di impresa.

Ma il nodo davvero complesso, toccato da Federdistribuzione, risiede nel fatto che non esiste in questo modo alcuna possibilità di negoziazione. Persino a livello comunitario, dove i termini sono identici al nostro articolo 62, esiste un sistema di deroghe, sistema che gli esponenti del commercio hanno intenzione di proporre anche alle nostre autorità governative per stemperare la rigidità del decreto.

I rappresentanti dell'industria, dal canto loro, pur approvando, diversamente dalla controparte, la sostanza del dettato legislativo, che permette di aggirare il problema di tempi di pagamento fin troppo disinvolti, preferirebbero costruire, sull'articolo 62, una sorta di codice di autodisciplina. Centromarca, come i clienti e rivali di Federdistribuzione, invoca insomma un tavolo comune che permetta agli interessati di discutere il problema e di apportare le necessarie correzioni di rotta.

Se nei fondamentali dunque c'è una sorta di convergenza fra le parti, il punto su cui gli industriali hanno reagito molto male è la proposta di Federdistribuzione che vorrebbe un emendamento per reinserire il concetto di libera negoziazione.

Intanto, mentre i Senatori sono al lavoro sul decreto, scadranno, entro giovedì i termini per la presentazione degli emendamenti