Anche Unione nazionale consumatori si esprime sulle chiusure domenicali. Intervistato da Agenpress il presidente, Massimiliano Dona, non ha usato toni leggeri: “I turni di riposo si garantiscono attraverso le leggi sul lavoro, non chiudendo negozi e fabbriche.

“Oggi – ha proseguito Dona - chi lavora la domenica in un centro commerciale ha come minimo il 30% in più di stipendio, salvo che la contrattazione locale non abbia stabilito una maggiorazione ulteriore. Ecco perché ci sono molti lavoratori che chiedono di lavorare la domenica”.

Dona ha poi invitato il Governo a vigilare piuttosto sull’ottemperanza a quanto stabilito dalla Costituzione, all’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Questo sì ha continuato Dona, e non qualche decina di domeniche di riposo, garantirebbe una vita migliore alle famiglie italiane, evitando il continuo bisogno di fare straordinari".

Già il 10 settembre Dona, attraverso il portale della Federazione, aveva commentato che si tratta di “una proposta assurda e anacronistica. Torniamo all’epoca dell’economia dirigista, quando a decidere se restare aperti erano i Comuni, in riunioni fiume con commercianti, sindacati e associazioni di consumatori. Invece di lasciare libertà di scelta a ogni singolo operatore, che autonomamente può, per ora, decidere se aprire o restare chiuso, a seconda delle sue esigenze e convenienze, si impone una scelta dall’alto”.