Mentre il neo presidente di Carrefour, George Plassat, sta affrontando un tour internazionale diretto a scoprire le sacche di inefficienza da bonificare per rimettere in moto i conti del gruppo, una delle collegate, la spagnola Dia, Distribuidora Internacional de Alimentación, lancia un segnale fortissimo, quasi stupefacente, di forza.

La catena di maxidiscount, dopo il suo ingresso alla Borsa di Madrid, avvenuto in luglio 2011, annuncia, nella prima assemblea generale degli azionisti di avere pianificato, entro fine anno, 475 aperture, in proprio o in franchising, negli 8 Paesi in cui è presente: Spagna, ovviamente, Francia (700 negozi), Portogallo, Grecia, Turchia, Argentina, Brasile e Cina. Il direttore generale, Ricardo Curràs, non nasconde il cospicuo investimento riversato sullo sviluppo rete, ossia 350 milioni di euro, una somma destinata soprattutto al potenziamento della catena nelle nazioni emergenti. Altra primizia è il lancio di un nuovo format, Dia Fresh, in fase di testing a Madrid. E’ un concept che scardina, con il suo ricco assortimento di frutta e verdura, i canoni classici del discount.

Dal quartier generale di Laz Rosas, elegante comune a 20 chilometri dalla capitale, arrivano anche le cifre relative al primo quarter. Il fatturato è salito dell’8,3%, il reddito netto rettificato presenta una crescita del 51,5%, le vendite lorde nella sola Spagna salgono del 6,8%, mentre il totale in Argentina, Brasile, Turchia e Cina, ha un picco del 25,2%. "Questi risultati rivelano il buon lavoro che stiamo facendo mese dopo mese per migliorare l'efficienza del nostro modello di business, realizzando al tempo stesso la più attraente e competitiva offerta commerciale per i nostri clienti ", commenta Curràs. L'Ebitda rettificato, infine, è aumentato del 15,1% .

Al 31 marzo Dia aveva 6.826 punti vendita e due insegne: Dia Market (400 mq circa) e Dia Maxi (700-1000 mq, sempre con parcheggio e con 3.500 referenze costantemente in offerta). Una vera macchina da guerra con vendite lorde pari a 11,12 miliardi. La mission? “Offrire ai consumatori soluzioni per la loro esigenze alimentari con un impegno nel mantenere un rapporto qualità/prezzo unico nel mercato. E il tutto anche per soddisfare i nostri dipendenti, fornitori e azionisti, così come la società in cui svolgiamo la nostra attività”. Retorica? Le cifre parlano da sole, in una Spagna che, come la nostra Italia, non attraversa certo un momento felice.