Chi conosce bene il nuovo premier Mario Monti lo descrive come un uomo di alti principi, modesto, a volte schivo, ma con una buona dose di umorismo inglese e capace, quando crede in qualcosa, di andare fino in fondo. Speriamo che sia vero.

Il nodo delle liberalizzazioni è una vera bomba che sta scoppiando nelle mani del Presidente del Consiglio, che si è visto riversare addosso l’ira dei farmacisti, degli edicolanti, dei taxisti e chi più ne ha più ne metta. La replica dell’Esecutivo è stata altrettanto dura: si va avanti.
Peccato che in questo modo, a meno di non ipotizzare che il Governo ponga sulle deregulation la mozione di fiducia, si sia innescato il gioco dei sottili distinguo, ossia facciamo la liberalizzazione, ma modifichiamola a nostro uso e consumo.

La più recente new entry è quella di Confcommercio che da ieri pubblica sul proprio sito un comunicato , o lettera aperta, che vale la pena di riportare integralmente:

 

LIBERALIZZAZIONI SÌ, MA PER TUTTI CONCORRENZA SÌ, MA COME IN EUROPA

 

• Il sistema italiano della distribuzione commerciale, fatto di piccole, medie e grandi imprese che si confrontano in un mercato pienamente competitivo, assicura oggi ai consumatori livelli di servizio fra i più elevati in Europa.

• Si è scelta, ora, la via della completa deregolamentazione dell’attività anche nelle giornate domenicali e festive. Non lo si fa né in Francia, né in Germania.

• Non ci stiamo. Perché “il sempre aperti”, ventiquattro ore al giorno e 365 giorni all’anno, è una condizione insostenibile. Insostenibile per le piccole imprese, difficilmente sostenibile anche per le grandi imprese. Non ne guadagnerà la concorrenza, non ne guadagnerà la qualità del servizio. I consumi sono già in recessione e, di certo, non ripartiranno per la deregolamentazione degli orari dei negozi.

• Citiamo quanto scriveva, nel 2007, il Professor Monti sull’importanza di “una leadership politica capace di portare a un ‘disarmo bilanciato’ dei privilegi di tutte le corporazioni, non solo di alcune”. Di tutte. Abbiamo letto il decreto. Abbiamo trovato le norme sul commercio. Ma, per il resto, poco o nulla.

Presidente Monti, ha cambiato idea?
Noi no: liberalizzazioni sì, ma per tutti.
Concorrenza sì, ma come in Europa.

Insomma paletti, paletti e ancora paletti, una grande paura della troppa libertà di impresa, una voglia di tutelare il piccolo dettaglio, come se un negoziante, bravo, avveduto e capace, non potesse sopravvivere bene, facendo magari concorrenza persino a un ipermercato. E poi chi l’ha detto che almeno per una volta l’Italia non possa dare il buon esempio a tutta l’Ue, come fece già con la famosa norma sui sacchetti della spesa? E chi l’ha detto che la liberalizzazione totale non possa, almeno per una parte, rilanciare i consumi?