Carburanti in fiamme. Come riferisce un’inchiesta del “Sole 24 Ore” ieri i prezzi alla pompa hanno toccato 1,75 euro per la benzina e 1,70 per il diesel, con alcuni picchi addirittura di 1,88 euro. L’andamento delle accise ovviamente si ripercuote su tutta la catena logistica, con inevitabili rincari dei prezzi delle merci che in Italia viaggiano quasi tutte su gomma.

Se il consumo nazionale è di 26 milioni di tonnellate annue, o 33 miliardi di litri, applicando a questi totali la filosofia dei distributori “no logo”, presenti sia nella gdo che in forma di impianti autonomi, quale sarebbe il risparmio per gli italiani? Tenuto conto che il “no logo” ha prezzi inferiori di circa 10 centesimi al litro, secondo Federconsumatori, l’economia sarebbe fra i 2,1 e i 2,4 miliardi stando alle valutazioni di “Quotidiano Energia”. Ma il dato è in parte contestato da Unione Petrolifera, che dimezza quasi il risparmio del 50%, attribuendo al no logo uno sconto di appena 5 centesimi.

Se il presidente di Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, vede nella “selfizzazione” di tutte le pompe una possibile fonte di cost saving, rifiutando però la logica dei distributori multimarca come “contro natura”, le assoconsumatori vedono invece nella libera concorrenza l’unica via di uscita. La stazione di servizio monomarca, messa in piedi e posseduta dalle compagnie petrolifere sarebbe il più grave ostacolo al libero mercato.

La via più interessante è quella segnalata da Nomisma energia, ossia una rete di distribuzione rarefatta, con pochi grandi impianti molto efficienti e un 50% dell’offerta nelle mani della gdo.

Intanto, pian piano, il numero dei gestori che passa al no logo è comunque in crescita.