Piero Boccalatte, presidente di Crai Secom, la società che nel mondo Crai raggruppa il cosiddetti poli distributivi, ossia i cedi, non ha molti dubbi in fatto di congiuntura: “La crisi ha avuto sulla distribuzione l’impatto più forte nel corso del 2010, andando a incidere sui redditi delle imprese commerciali, con riduzioni del 50% e impennate del 75%. A questo punto, se non si vogliono aumentare i prezzi, la sola soluzione è limare i costi e agire con la massima attenzione sulla rete di vendita”.

Ed è proprio quello che ha fatto Crai, che, grazie soprattutto all’ingresso di nuovi associati, ha beneficiato di un aumento di fatturato sulle grandi marche del 35%, consolidando un giro d’affari alle casse di 4,250 miliardi di euro. Così oggi il gruppo conta su una rete di 2.700 punti di vendita ed è radicato anche nei più piccoli centri, ragionando in una logica improntata anche al commercio di vicinato.

Al netto delle new entries il nucleo storico di Crai sale del 4% e il 2011 si prefigura altrettanto positivo, con un +8% sul versante del venduto.

Merito, come già detto, di una politica distributiva imperniata sul servizio, sul vicinato, sull’attenzione maniacale per la rete, ma merito anche delle private label che, come spiega Giuseppe Parolini, direttore marketing e vicedirettore generale, hanno raggiunto un’incidenza intorno al 20%, per oltre 1.400 referenze. Le marche private, da Crai, stanno anche beneficiando di un completo restyling grafico, superando la logica di imitazione delle “forme” e dei colori dei leader, un rifacimento che dovrebbe andare a regime entro i prossimi tre anni. “Nel nostro caso – dice Parolini – la pl è leader di categoria in un bel 50% dei casi”.