“Non è possibile una deroga all’applicazione dell’articolo 62 – ha detto il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania -, solo un altro intervento di legge potrebbe impedirne l’entrata in vigore. Ci sarà necessità di tornare sul tema nei prossimi mesi – ha spiegato il ministro – non perché sia stato fatto un cattivo lavoro, ma perché quando vengono posti in essere cambiamenti di tale portata è sempre necessario fare degli aggiustamenti”.

Detto fatto: e oggi il giorno più lungo della distribuzione italiana è arrivato, e il contestatissimo articolo che vincola i tempi di pagamento verso i fornitori dell’agroalimentare è legge.

Secondo Confcommercio e Confindustria l’obbligo di pagamento entro 30 giorni per le merci deperibili e di 60 giorni per tutte le altre avrà pesanti e inevitabili conseguenze per le imprese del settore produttivo e distributivo incidendo sull’equilibrio finanziario a causa del venir meno importanti flussi di liquidità e determinando, di fatto, un sostanziale blocco degli investimenti in nuovi punti vendita. Tutto questo in un momento in cui le imprese registrano ancora forti difficoltà per l’accesso al credito bancario. Secondo le due Organizzazioni – si legge nella nota – gli effetti che questa norma genera sul comparto distributivo, disincentivando l’apertura di nuovi punti vendita e portando alla chiusura molti esercizi commerciali, si ripercuotono pesantemente anche sul mercato immobiliare, sulle imprese di costruzioni e, in generale, sull’intero indotto. Si avrà inoltre una moltiplicazione degli oneri amministrativi con conseguente lievitazione dei costi per tutte le imprese.

“L’entrata in vigore delle nuove norme che intervengono per riequilibrare il potere contrattuale lungo la filiera agroalimentare tra distribuzione e produttori e che prevedono il rispetto dei termini di pagamento non devono rappresentare un alibi per la parte acquirente a rivedere al ribasso i compensi che spettano ai produttori. Sarebbe questo un atto gravissimo che denunceremo con tutta la nostra forza”, avverte dal canto suo il presidente di Coldiretti, Sergio Marini.

L’articolo 62 e il relativo decreto applicativo sulla cessione dei prodotti agricoli e alimentari – rileva ancora Coldiretti - hanno il merito di qualificare determinati comportamenti come illeciti. “E’ molto positivo, in particolare – precisa Marini - che le nuove disposizioni considerino pratica commerciale sleale le condizioni contrattuali che determinano “prezzi palesemente al di sotto del costo di produzione medio” dei prodotti agricoli. Coldiretti esprime un giudizio positivo sul fatto che la normativa richieda l’obbligatorietà della forma scritta dei contratti di cessione e della presenza di elementi essenziali in vista della realizzazione dei principi di trasparenza, correttezza e lealtà commerciale e che fissi dei termini di pagamento legali, trenta o sessanta giorni dal ricevimento della fattura che, a differenza di prima, sono tolti dalla disponibilità contrattuale delle parti.

Intanto da ogni parte si chiede un confronto per temperare la rigidità normativa e considerare le relative eccezioni e il ministro Catania si è detto disponibile. La battaglia si sposta sui tavoli della politica.