Paolo Palomba, direttore generale di Altromercato, la maggiore organizzazione per la vendita al dettaglio e all’ingrosso di prodotti equo solidali, intervistato da “Repubblica-Affari & Finanza”, ha confermato la volontà di estendere il business a metrature più ampie.

In cantiere ci sono strutture intorno ai 350 mq, che vanno ad aggiungersi alla rete, già imponente, dei negozi, costituiti nella Penisola da più di 300 unità, ciascuna intorno ai 70-80 mq. Questo network rappresenta il 60% del giro di affari, mentre un altro 40% arriva dalla vendita di alimenti fair trade nella gdo e nel dettaglio tradizionale (1.700 punti di vendita partner), oppure dal canale della ristorazione collettiva, come le mense scolastiche.

Il nuovo format è destinato a coprire, sempre secondo “Repubblica”, un range molto ampio di beni e servizi, abbracciando, oltre al largo consumo food e non-food, anche l’abbigliamento e le proposte turistiche.

Altromercato, che si è sviluppato in Italia con una particolare formula di franchising cooperativo, ha retto bene all’impatto della crisi, che anche qui sembra avere lasciato il segno. Secondo Palomba l’organizzazione da lui diretta ha chiuso il 2011 con utili pari al 2%, e questo nonostante l’impegno etico, che comporta di conferire ai produttori il giusto prezzo di cessione che é decisamente più elevato di quello riconosciuto dalle grandi catene e dagli altri soggetti.

La società capofila, Ctm Altromercato ha messo a segno, lo scorso anno, un fatturato all’ingrosso di circa 37 milioni (+6,5%), che diventano 50 milioni, se si comprendono i risultati di Altromercato Argentina, Inventa (tessile) e di Ctm Agrofair (frutta esotica). L’utile netto è stato di 320.000 euro.