La provenienza italiana, le modalità di allevamento, il colore e – soprattutto nel caso del bovino – anche la tenerezza. Sono questi i primi aspetti citati come elementi che determinano per i consumatori la qualità delle carni. E sono quelli sui quali è forse necessario concentrarsi, insieme all’etichettatura, alla sostenibilità e alle nuove confezioni sottovuoto (skin-pack), per la filiera della carne.

Perché il consumatore cerca rassicurazioni quando si parla di carne e ottenere informazioni come il tipo di allevamento, l’alimentazione con la quale l’animale è stato allevato o l’età di macellazione sono per i responsabili acquisti i driver di maggiore impatto per l’acquisto del prodotto. Sul versante organolettico, invece, la carne di pollo e tacchino e quella di maiale vincono la sfida, grazie alla versatilità in cucina e alla digeribilità (per l’avicunicola) e per gusto e sapore (quella suina).

È questa la risposta emersa dalla ricerca quanti-qualitativa consumer Cawi diretta da SGMarketing (specializzata nella consulenza e servizi di marketing per l’agroalimentare) e realizzata lo scorso mese su un campione di 1.000 responsabili degli acquisti. I dati sono stati presentati, in occasione della 26ª edizione di Eurocarne, nel corso della tavola rotonda sul tema: «Cambiano i consumi alimentari. Quale futuro per il reparto carni? Produzione e distribuzione a confronto».