In occasione della sosta di Prato, dal 17 al 19 ottobre, Conad ha affidato all’istituto di ricerca Aaster il compito di realizzare uno studio socio-economico sul comparto. Il lavoro sarà presentato nel corso dell’incontro, dove si alterneranno contributi e testimonianze degli attori della filiera.

Il vino è la punta di diamante dell’agroalimentare italiano: il comparto incide del 9,5% sul valore totale della produzione agricola, per il 7,6% sul fatturato dell’industria alimentare e per il 14,6% sull’export alimentare nazionale. Il valore delle esportazioni supera quello di eccellenze assolute come l’olio di oliva, la pasta, i formaggi e i salumi. Il fatturato per impresa tocca in media i 5,1 milioni di euro contro i 2,3 dell’industria alimentare.

Più che per ogni altro prodotto made in Italy, la filiera del vino rappresenta un modello da imitare per efficienza e sostenibilità ambientale e sociale. In particolare, questo tema sarà al centro della tavola rotonda Dialoghi con le meraviglie del nostro Paese, prevista per oggi alle 17 presso il Teatro Metastasio di Prato.

Non è un caso che sia Prato la città scelta per parlare del comparto: con i suoi rossi pregiati la Toscana guida l’export del vino italiano assieme a Veneto e Piemonte, e rappresenta l’emblema del forte legame tra prodotto e territorio, con 58 denominazioni di origine, di cui 11 Docg, 41 Doc, e 6 Igt, e un tessuto produttivo di circa 23mila aziende prevalentemente piccole e medio piccole, dove però non mancano i grandi nomi.

«Quello del vino è uno dei pochi settori in cui la globalizzazione ha prodotto una segmentazione della domanda, premiando chi è riuscito a orientare la sua offerta puntando su aspetti come l’alta qualità, la territorialità, la capacità di muoversi su diversi canali distributivi», annota l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.