Gli italiani mangiano piu' pollo e tacchino, quindi e' centrale un piano d'azione per accrescere il valore del settore avicolo e dare risposte concrete ed efficaci su alcuni temi, quali il benessere degli animali, la qualita' e la sicurezza dei prodotti alimentari, la sostenibilita' dei processi produttivi. E' quanto emerso dalla quinta Assemblea Generale di Unitalia, tenutasi a Roma.
Dalla drastica riduzione dell'uso dei farmaci negli allevamenti italiani (quantita' dimezzata in soli cinque anni), alla promozione di un Protocollo d'intesa di tutte le componenti della filiera al vaglio dei Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute, fino alla premiazione delle giovani eccellenze italiane attraverso il premio "Avicoltore dell'Anno".
Unaitalia, l'associazione del settore avicolo, ha illustrato una nuova strategia per rilanciare un comparto di primissimo piano del settore zootecnico nazionale (unico nel panorama italiano delle carni completamente autosufficiente, con una percentuale di approvvigionamento pari al 106%) e rafforzare il valore di uno dei prodotti, il pollo e le carni bianche, piu' amati e consumati nel nostro paese.
Gli italiani, infatti, scelgono sempre di piu' pollo e tacchino. Nel 2016 il consumo pro-capite di carne bianca in Italia e' salito a 21,01 kg, +2,7% rispetto all'anno precedente.

E malgrado il calo dei prezzi di circa il 9-9.5% abbia di fatto condizionato la marginalita' delle aziende, nell'ultimo anno la produzione di carni avicole e' cresciuta del 5,1%, attestandosi su un valore pari a 1.389.000 tonnellate. I primi dati 2017 indicano una diminuzione delle produzioni di circa l'1,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Nel 2016 l'uso di farmaci antibiotici negli allevamenti avicoli e' stato ridotto del 23,7% rispetto al 2015. Un risultato che si aggiunge alla cospicua riduzione pari al 40% rispetto al dato del 2011 registrata nel triennio 2013-2015. In soli cinque anni il settore avicolo italiano, a cui tuttavia gia' si attribuiva meno di un quarto del totale degli antibiotici venduti nel settore zootecnico, ha dimezzato l'uso dei farmaci negli allevamenti.