Stabile, maturo e attento a soddisfare la ricerca di benessere da parte del consumatore moderno. Questa sembra essere la definizione più adatta a descrivere il mercato di tè, infusi e camomilla. I dati Iri aggiornati ad aprile 2006 evidenziano il boom delle vendite del tè verde in filtri che, rispetto al 2005, sono cresciute del 16,8% a volume e del 12,5% a valore. Molto buone anche le performance degli infusi che hanno incrementato dell’8,3% le tonnellate commercializzate e di circa il 6% il giro d’affari mosso. Rimane invece sostanzialmente stabile il trend della camomilla.

Lente d’ingrandimento sul mercato del tè
Oltre la metà della popolazione adulta italiana beve tè circa quattro volte a settimana e preferisce sorseggiarlo nella propria casa. Dai dati analizzati emerge un trend statico e l’unica nota dinamica proviene dal tè verde. In particolare, le vendite a volume del tè hanno registrato un lieve incremento dello 0,3%, mentre le vendite a valore sono rimaste sostanzialmente ferme a circa 92 miliardi di euro. La scelta dei consumatori ricade sul tè in filtri - da molti considerato ideale per regalarsi un momento speciale in ogni luogo e contesto - a discapito di quello sfuso, decisamente meno pratico. Questione quindi di praticità e di stili di vita. E i dati parlano da soli: sul totale del mercato del tè caldo, quello in filtri rappresenta quasi il 97% delle vendite a volume, lasciando al tè sfuso, che nell’ultimo anno ha registrato una diminuzione delle vendite a volume di 4,6 punti percentuali, una quota di circa il 3%.

Tè nero e tè verde: la tradizione e l’innovazione
Leader del comparto è il tè nero che rappresenta circa l’89% del settore e fa registrare sensibili flessioni sia nelle vendite a volume sia in quelle a valore, rispettivamente scese del 7,1% e del 9,3%. Nuova giovinezza invece per il tè verde che ha scosso il mercato arrivando a coprire circa il 12% delle vendite a volume e quasi il 14% di quelle a valore sul totale del tè in filtri. In particolare questa tipologia di prodotto ha incrementato del 16,8% le quantità di prodotto vendute e del 12,5% il fatturato. La buona performance è legata principalmente all’interesse del consumatore ai suoi aspetti salutistici. Il tè verde infatti è caratterizzato da una maggiore presenza di antiossidanti e da un minor contenuto di teina rispetto al tè nero. Ricerche di mercato confermano che i consumatori scelgono questa bevanda soprattutto per il suo basso contenuto di caffeina, molti lo sorseggiano durante pranzi e cene al posto dell’acqua mentre per altri costituisce un’alternativa al caffè e al tè nero classico. Infine, il tè verde viene scelto anche come ottimo abbinamento con il cibo cinese o giapponese.

Infusi e camomilla: crescita e stabilità
La ricerca del benessere e del salutismo da parte dei consumatori sembra essere la ragione principale della crescita del mercato degli infusi, che hanno registrato un incremento di poco superiore al 6% del giro d’affari, attestandosi così a circa 34 milioni di euro, e dell’8,3% delle vendite a volume che superano le 313mila tonnellate. In leggero calo invece le vendite a valore della camomilla mentre rimangono stabili - a circa 570mila tonnellate - le quantità di prodotto vendute.

I protagonisti del tè
Nel gruppo dei produttori di tè, Star, D&C con il marchio Twinings e Unilever Italia con Lipton continuano a occupare la scena da protagonisti, coprendo il 76,4% del giro d’affari. Negli ultimi tempi le novità più significative nei formati sono arrivate da Lipton. Dopo aver rivoluzionato il mondo del filtro con squeezable, la bustina che si strizza, recentemente l’azienda ha introdotto sul mercato i tè speciali con filtro in mussola, che coniugano una miscela in pezzi più grandi propria dei tè sfusi con la praticità del filtro in questo tessuto.

…e di infusi e camomilla
Nel segmento degli infusi il leader è Pompadour, che si è ritagliato una fetta consistente del mercato (41%), staccando i due diretti concorrenti Guaber e D&C. Per quanto riguarda la camomilla, lo scenario competitivo vede la predominanza di Star, leader con una quota del 31,6%, seguita da Bonomelli e Plasmon che, insieme, controllano poco più dei tre quarti del business complessivo (73,2%).