Nonostante l’Italia resti il paese europeo con il Pil che cresce di meno, nell’arco degli ultimi tre mesi all’interno della rete di vendita facente capo a Coop le vendite restituiscono segnali di miglioramento (+3,7%) che inducono a un maggiore ottimismo rispetto alla concretezza di una ripresa troppo spesso solo annunciata.
Dm ha incontrato Aldo Soldi, presidente di Ancc, per farsi raccontare a cosa punta il primo distributore italiano, dopo l’ingresso di Aspiag nella compagine di Centrale Italiana nonché il successo ottenuto dall’iniziativa di legge popolare riguardante la liberalizzazione delle vendite dei farmaci da banco.

Distribuzione Moderna: Qual è il suo punto di vista riguardo gli attuali segni di ripresa dei consumi?
Aldo Soldi: Il “mondo” Coop ha posto al centro della propria attenzione il cittadino-consumatore, mettendo in atto strumenti e azioni finalizzati a comprenderne richieste, esigenze e comportamenti al fine di soddisfarli.
Nella situazione attuale ritengo fondamentale impegnarsi per coltivare, incentivare e fare crescere il clima di fiducia emergente, sia per la ripresa dei consumi, sia perché l’intero sistema-paese possa ricominciare a crescere.
Dal Rapporto 2006 sui consumi e distribuzione di Coop emergono tre elementi capaci di restituire uno spaccato della situazione italiana odierna: una forte modificazione dei consumi delle famiglie (un modo diverso di allocare le risorse per acquistare beni ritenuti indispensabili Ndr), la difficoltà della maggioranza delle famiglie italiane nel fare tornare i conti a fine mese – da qui la necessità di tenere alta la fiducia in direzione del futuro – e l’esistenza di quote di reddito letteralmente “prigioniere” di consumi obbligati appesantiti da vincoli corporativi o monopolistici.

DM: Quali sono i principali punti su cui fa leva la strategia di sviluppo perseguita in questa fase da Coop?
AS: La strategia commerciale di Coop resta ancorata all’attività caratteristica, continuando a puntare a un obiettivo di convenienza strutturale i cui risultati si possono misurare sul lungo periodo. Questa politica è stata adottata in tempi non sospetti all’inizio del 2001 e ci ha portati oggi a un tasso di inflazione interno alla rete di vendita inferiore di ben nove punti rispetto a quello rilevato da Istat (il 5 contro 14% Ndr).
L’attività di sviluppo prosegue verso il completamento del presidio del territorio nazionale con una rete di vendita multiformato, a fronte di un obiettivo quantitativo a medio termine di operare con 100 ipermercati.
Il terzo asset, non per importanza, riguarda un ulteriore sviluppo della sensibilità sociale nei confronti dei nostri soci e di tutti i consumatori italiani, scelta strategica che si esprime su più fronti.
Oggi in particolare riguarda sia la valorizzazione dell’italianità, a partire dalle politiche di acquisto adottate da Centrale Italiana che si propongono di favorire lo sviluppo della produzione agroalimentare nazionale, sia il lancio di proposte e iniziative finalizzate a liberare una parte di quel reddito che ho definito “prigioniero”.

DM: Attraverso quale tipo di iniziative? Può fare qualche esempio?
AS: Il punto di partenza, anche per i farmaci da banco, è stato porsi una domanda: quali fossero i comparti in cui i costi sono eccessivamente elevati e come abbassarli. Se è possibile abbattere i prezzi, per noi diventa doveroso operare perché questo accada.
Dopo la liberalizzazione delle vendite dei farmaci da banco, abbiamo preso in considerazione come accelerare il processo di liberalizzazione dei punti di erogazione dei carburanti, soprattutto in un momento in cui i prezzi del petrolio sono andati alle stelle.
Altri due fronti riguardano lo studio di un accordo con un operatore telefonico per accedere a offerte a prezzi inferiori e la ricerca di un modo di aggregare i consumatori per organizzare la domanda di energia elettrica.

DM: Come stanno andando i corner con i farmaci che avete inserito negli ipermercati?
AS: A partire dallo scorso 12 agosto sono stati allestiti tre corner all’interno dei punti vendita di Carpi (Mo), Ferrara e Bari, che oggi operano come veri e propri shop-in-shop identificabili dall’insegna “Coop Salute”.
Il risultato delle prime settimane è incoraggiante: i frequentatori dei negozi hanno dimostrato di avere accolto la proposta sia acquistando i medicinali, sia interloquendo con i farmacisti.
Nelle prime settimane sono stati emessi circa 280 scontrini al giorno, a fronte di un valore medio di 8,3 euro acquistando almeno un prodotto da 5 euro. Inoltre il prodotto finora più venduto è un antidolorifico in gel per uso esterno.
Questo significa che da un lato non si è creata la paventata corsa all’accaparramento, dall’altro che i consumatori italiani non rischiano di avvelenarsi per l’ingerimento di una quantità eccessiva di farmaci.

DM: In quali direzioni proseguirà questa esperienza?
AS: In quella di un ulteriore sviluppo di punti “Coop Salute” con alcune aperture previste entro la fine di settembre (Crema e Cremona) e altre entro fine anno (Novate Milanese). All’interno dei corner verrà distribuita una collana di opuscoli informativi, in fase di realizzazione, riguardanti farmaci da banco e generici, realizzata in collaborazione con il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri.
Nell’ambito del processo di riposizionamento del format dell’ipermercato (di cui il primo punto pilota sarà operativo tra qualche settimana), è stato compiuto un passo successivo per rendere redditivo lo scaffale dei farmaci. Le circa 200 referenze Otc e Sop introdotte finora non reggono, ovviamente, il costo della prevista presenza del farmacista. La creazione di un reparto con un ulteriore migliaio di nuove referenze nel parafarmaceutico è finalizzato a fare quadrare il conto economico.
Un passaggio ulteriore riguarderà, una volta ottenute le autorizzazioni del caso, il lancio dei prodotti a marchio anche in questo segmento, come già accade nei punti vendita della distribuzione inglese.