Andrea Saini, 46 anni, presidente di Laica S.p.A., azienda fondata dal padre nel 1946 e specializzata nella produzione di praline al cioccolato con un fatturato di € 43 milioni, di cui il 55% all’estero. Insieme a lui i fratelli Fabio e Lucia. Gli altri tre fratelli sono soci ma hanno scelto altre carriere.


Lei, il terzogenito, alla guida dell’azienda di famiglia, insieme a due suoi fratelli.
All’inizio degli anni ’90, prima che io iniziassi a lavorare, avevano diagnosticato il Parkinson al papà. In una riunione di famiglia ci ha chiesto se volevamo vendere o andare avanti. I miei fratelli più grandi, dopo aver lavorato in azienda, avevano deciso di seguire strade diverse. Io gli dissi: papà andiamo avanti. I miei fratelli più giovani, Fabio e Lucia, che stavano ancora studiando, diedero già la loro disponibilità a seguirmi.

Cosa l’ha spinta a portare avanti l’azienda di famiglia?
E’ stata una scelta un po’ sofferta. Ho deciso di fare un passo indietro rispetto ai miei progetti personali perché si trattava di portare avanti l’azienda creata da papà.

Quando è entrato in azienda?
Nel ’95, appena laureato, quando mio papà aveva 72 anni ed era già molto debilitato. Per tre anni siamo rimasti insieme in azienda. Nel ’98 il papà è stato a casa diversi mesi e quindi mi sono trovato di colpo da solo in azienda. Con i primi anni 2000 si è ritirato definitivamente.

Quanto fatturava allora Laica?
2 milioni di euro. Fino agli anni ‘80 eravamo leader nella produzione di monete di cioccolato, inventate da mio padre, che unì alla sua passione per la numismatica quella per il cioccolato. Agli inizi degli anni ’60, quando il costo del lavoro stava progressivamente aumentando, mio papà, con il grande intuito imprenditoriale che l’ha sempre contraddistinto, iniziò a produrre su larga scala prodotti rivolti ai bambini comprendendo che si trattava di un mercato in crescita.

Oggi Laica produce anche praline, gianduiotti, cremini, boeri, snack, tavolette di cioccolato e ogni tipo di cioccolatini.
Quando sono entrato in azienda mi sono accorto che si stavano affacciando dei competitors nella nostra nicchia. Contemporaneamente i buyers della grande distribuzione iniziavano a guardare con interesse aziende con un portafoglio prodotti ampio, così da avere un minor numero di interlocutori. Il nostro fatturato sarebbe continuato a scendere e nel giro di pochi anni sarebbero stati più i costi che i ricavi. Allora abbiamo cominciato a realizzare i prodotti che i nostri competitors già facevano e ad uno a uno li abbiamo fatti tutti, come un rullo compressore.

E’ stato facile cambiare?
All’inizio in azienda ero un elemento scomodo perché volevo modificare dei meccanismi molto consolidati. Le persone dicevano: “Abbiamo sempre fatto così perché cambiare? E’ appena arrivato, cosa ne vuol sapere?”. Bene o male ho discusso con quasi tutti.

Ha dovuto cambiare alcune persone?
Ai tempi di mio papà la Laica era fatta di giovani, che però, al mio arrivo in azienda, avevano ormai diversi anni di lavoro sulle spalle. Come la Sig.ra Teresina, la responsabile di produzione che aveva lavorato in Laica per più di 50 anni. Nel corso degli anni sono quindi andati progressivamente in pensione molte figure chiave. La loro sostituzione non è stata facile, ma ha permesso ad altri di esprimere le proprie capacità e seguirci nel necessario cambiamento e nella crescita di questi anni.

E avete dovuto fare molti investimenti.
C’è stata una forte discussione tra me e papà perché io volevo aggiungere nuovi prodotti e spingere sugli investimenti mentre lui era molto restio. Forse a causa della malattia, sapeva che sarebbe stato un percorso in continua salita dove non bastava investire in un solo impianto, ma occorreva portare avanti un piano di investimenti continuo e molto coraggioso, che richiedeva grande determinazione e lungimiranza. Però quando faccio le cose sono determinato come un caterpillar. Nel 2001 io, Fabio e Lucia siamo finalmente riusciti a convincere papà a fare il primo investimento. La prudenza di mio papà ci ha però costretti ad analizzare tutto nel minimo dettaglio, cosa questa che ci accompagna ancora oggi in tutte le valutazioni.

Successivamente sono arrivati anche Lucia e Fabio
Si. Per 5 anni sono rimasto praticamente da solo. Poi è entrata Lucia, appena laureata in psicologia. Oggi si occupa della programmazione della produzione e della gestione delle relazioni con il personale di produzione. L’osso duro è stato Fabio, laureato in ingegneria informatica a pieni voti aveva avuto numerose offerte di lavoro. Per convincerlo a venire in un’aziendina dove di tecnologia ce n’era poca ho dovuto fare fatica, ma alla fine ha accettato. Oggi è responsabile di tutta la parte tecnica. Tutti insieme abbiamo condiviso l’idea di costruire uniti qualcosa di bello, grande e utile. Inoltre, in azienda lavoravano parecchie persone e ci sentivamo responsabili nei loro confronti.

Come avete finanziato gli investimenti?
L’azienda era molto solida. All’inizio abbiamo dato fondo alle risorse finanziarie dell’azienda, poi abbiamo cominciato a prendere a prestito e infine a metterci i nostri soldi.

Chi ha investito in azienda?
Tutti i soci. La mamma, che dopo la morte di papà è la maggiore azionista, e tutti i fratelli.

Anche i fratelli che non lavorano in azienda?
Si. Sanno che siamo molto focalizzati nel fare bene, si fidano, e ci lasciano fare. Siamo molto uniti. Lucia, Fabio ed io gestiamo l’azienda in modo unito e compatto e questa è un punto di forza importante per l’azienda.

Obiettivi per il futuro?
L’obiettivo è quello di costruire insieme ai miei fratelli e ai nostri collaboratori un’azienda sempre più solida e affermata sul mercato.


Giuseppe Dolcetti, Corporate Family Advisory - www.cfadvisory.it