Granoro debutta nel mondo della prima colazione e degli spuntini quotidiani con cinque formati di biscotti proposti in un packaging colorato e accattivante. Lo storico pastificio pugliese, con sede a Corato, conferma la sua vocazione all’innovazione e la consueta attenzione per la qualità e la scelta delle materie prime. Abbiamo chiesto all’amministratore delegato Marina Mastromauro di raccontarci tutti i dettagli che hanno portato all’ideazione e alla realizzazione di questo nuovo e stimolante progetto.

Cosa vi ha spinto ad entrare nel mondo della prima colazione con il lancio di questi nuovi biscotti?
In realtà avevamo in cantiere questo progetto dei biscotti da moltissimi anni (dal 1987), insieme alla bozza del marchio (che è poi rimasto) il Cestino delle Delizie e alla grafica del frollino. Per varie vicissitudini abbiamo accantonato per anni l’idea, per nostre problematiche organizzative e per la difficoltà in quegli anni di reperire co-packer che potessero produrre un biscotto di qualità come quello che era il nostro punto di riferimento, ossia il Mulino Bianco.
Era difficile in quegli anni trovare un livello di produzione elevato, si era più legati al biscotto da colazione vecchio stampo e non al frollino che si affacciava come novità in quegli anni. Oggi, finalmente abbiamo avuto l’opportunità di riprenderlo e portarlo avanti.
Il progetto è iniziato più di due anni fa, un tempo minimo considerato che si devono fare tante prove, testare le ricette, studiare il pack. In parallelo abbiamo portato avanti lo studio sul pack. Il lavoro è confluito in questa nuova produzione e coniuga da un lato il vecchio sogno di produrre biscotti, dall’altro la domanda da parte del mercato che richiedeva a Granoro questo debutto, data la fiducia riposta dai consumatori in tutte le altre linee di prodotti. È chiaro che dal 1987 ad oggi l’azienda non è rimasta ferma, ha lanciato molte referenze, come i sughi pronti, l’olio Dop monocultivar, la pasta integrale biologica, la pasta con la fibra del betaglucano “Cuore Mio” che abbassa il colesterolo; le paste speciali della linea di “Attilio”, il progetto “Dedicato alla nostra terra” che abbraccia i prodotti locali, dalla semola, al pomodoro e ai legumi, tutti rigorosamente coltivati qui in Puglia.

Al momento sono disponibili 5 varietà di biscotti: come mai avete deciso di debuttare proprio con queste varianti?
Perché sono le più diffuse, le più richieste. Essendoci appena affacciati a questo segmento guardiamo a chi nel mercato è presente da molti anni e abbiamo cercato di intercettare quelle che sono le abitudini di consumo più frequenti e consolidate. A breve lanceremo altre tre varianti di cui uno senza zuccheri aggiunti e uno integrale, quindi ricco di fibre, e un altro tutto al cioccolato.
Una volta “decollati” questi, daremo uno stacco di tre o quattro mesi per ripartire con delle ricette particolari di biscotti, che avranno degli ingredienti più particolari e un posizionamento di prezzo differente.

A livello di comunicazione come state supportando il nuovo lancio?
Con i social media, che stiamo già implementando. Abbiamo realizzato uno spot che utilizzeremo maggiormente sulle reti locali, che non nazionali, perché dobbiamo sempre rapportarci in modo saggio con quelli che sono i nostri budget. Faremo sicuramente anche delle affissioni e degli spot radiofonici.

Su cosa punterete per distinguervi a scaffale?
Abbiamo individuato un pack che secondo noi si differenzia parecchio da tutto quello che solitamente è presente a scaffale. È un pack fresco e giocoso, con un fondo bianco e le righe azzurre, con elementi grafici legati al mondo del volo e che esercita un’attrattiva perché richiama il mondo dell’infanzia. Per noi il cavallo vincente è, come sempre, il rapporto qualità prezzo, quindi stiamo cercando di posizionarci sul mercato con un prezzo che sia giusto e adeguato alle possibilità dei più, sempre nel rispetto della qualità. L’obiettivo finale è che, una volta assaggiato, il consumatore torni a comprarlo.

A livello di distribuzione come vi siete mossi?Sarà locale o puntate ad avere una distribuzione nazionale?
Noi siamo aperti a tutti i clienti che vogliono accogliere il progetto. Il prodotto è già disponibile sul mercato nel canale del dettaglio e ingrosso tradizionale, man mano lo stiamo presentando alla Gdo che ha dei tempi un po’ più lunghi nell’accogliere nuove referenze.
Noi puntiamo a tutti i canali di vendita in cui sono già presenti i nostri prodotti, in primis al sud ma anche in qualsiasi altra parte d’Italia.

Torniamo ora al vostro Core business, la pasta. Voi aderite a diversi standard internazionali che riguardano sia la qualità del prodotto sia la sicurezza alimentare. Fra le certificazioni avete anche quella Kosher e Halal. Come mai avete deciso di conseguirle?
Queste due certificazioni le abbiamo, in realtà, da molti anni, più di 10. Per noi rientra da un lato in un’esigenza di tipo commerciale perché esportiamo in tutto il mondo (circa 181 paesi) e abbiamo rapporti sia con paesi di cultura musulmana sia di cultura ebraica.
È anche una questione di apertura mentale verso questi mercati: dimostrare che Granoro è un’azienda che già di suo accoglie e si adegua a quelle che sono le esigenze culturali di altri paesi, secondo me, equivale a una garanzia di tolleranza che in questo momento è quanto mai opportuna.

Quali sono i paesi in cui avete le quote maggiori di export?

Come dicevo i nostri prodotti sono presenti in varie parti del mondo. Sud Africa, Giappone, Corea, Tailandia, Canada, Sud America, Germania e in alcun paesi del Nord Europa e dell’Est e in Russia. In questo momento l’area predominante è l’Asia.
Quanto pesa l’export sul vostro fatturato?
L’export è cresciuto moltissimo in questi ultimi anni èd è arrivato a pesare circa il 40%.

A livello finanziario il 2014 come si è chiuso?
Il fatturato complessivo ha tenuto, è andato bene. Ciò che che a volte non torna è la redditività.
Tenga conto che abbiamo avuto un rincaro molto pesante del prezzo della materia prima, la semola di grano duro, cui non sempre è seguito un adeguamento immediato dei listini sul mercato. Spesso noi aziende pastaie viviamo “difficilmente” questo differenziale che ci crea scossoni sotto il profilo della redditività. E’ pur vero che ci siamo abituati a questa situazione, dato che la pasta è un alimento di prima necessità ma siamo sempre in difficoltà soprattutto quando dobbiamo attuare degli aumenti di listino in momenti critici (come è stato il 2007 e il 2014) che hanno visto aumenti importanti sui prezzi delle materie prime.

Nonostante la situazione economica non favorevole la vostra è un’azienda che continua ad investire in nuovi prodotti, tecnologie e progetti...
Si perché il mio primo dovere come imprenditore è quello di assicurare un futuro a chi lavora con me. Ho il dovere di affrontare il rischio. Il rischio deve essere parte della cultura e del modo di essere industriale, altrimenti è preferibile che cambi mestiere.

Secondo lei si più riuscire a crescere anche in un momento di crisi come quello che ha colpito l’Italia negli ultimi anni?
Si, io credo che bisogna osare, è necessario investire e credere e alzare i redditi, non diminuirli in questo momento di crisi.
Ammetterà però che voi rappresentate un oasi felice in una regione come la Puglia in cui le aziende continuano a chiudere e tagliare personale...
Diciamo che l’agroalimentare comunque rimane la seconda industria italiana nell’export ed è una delle poche che contribuisce in maniera positiva alla bilancia commerciale italiana. Mi auguro di poter contribuire in prima persona a incrementarlo perché il nostro futuro è nello sviluppo del turismo e dell’agroalimentare. Investire in tecnologie per un’industria è molto importante per crescere.

Quali sono i programmi per il futuro?
Abbiamo in cantiere altri due progetti di cui però non posso anticipare nulla.


Stefania Lorusso