L'azienda ligure leader nel settore della Cosmesi naturale con il brand “I Provenzali” ha messo a punto un ambizioso piano di investimento triennale finalizzato a portare il giro d'affari a 25 milioni di euro entro il 2018. Come ci raccontano i titolari Luca Barbato e Paolo Bassetti, Gianasso lavorerà nello specifico su tre aspetti: potenziamento dell'area produttiva con annesso acquisto di nuove linee da riempimento e macchinari che permettano di avere una maggiore capacità produttiva, acquisizione di uno spazio adibito a polo logistico e ampliamento del referenziamento.

Come si è chiuso il 2015 per Gianasso a livello di fatturato e quali sono i vostri obiettivi nel medio-lungo periodo?
Luca Barbato: Prima di parlare di numeri credo sia doveroso fare una premessa. Circa due anni fa abbiamo messo a punto un piano di sviluppo triennale di crescita sulla base dei dati più che positivi ottenuti, in particolare quelli di vendita dei nostri prodotti, quelli di ritorno sulla good reputation del marchio I Provenzali e soprattutto quelli derivanti dall’indice di gradimento dei consumatori. A seguito di questo consolidamento abbiamo pianificato uno sviluppo sia fisico – per quanto riguarda gli spazi e i macchinari – sia di risorse umane con l’assunzione di nuovo personale. Nello specifico, nel 2015 abbiamo fatturato 20 milioni e prevediamo quest’anno di raggiungere quota 21 milioni. Tenendo in considerazione che veniamo da due anni di importante crescita: nel 2014 abbiamo fatturato 2 milioni in più rispetto al 2013 e nel 2015 3 milioni in più rispetto al 2014. Il 2016 prevediamo sia un anno di assestamento, ponderando comunque una crescita di 6 punti percentuali, grazie a uno scenario nazionale di generale crescita del settore della cosmetica e del naturale e nonostante il calo della Grande Distribuzione.
In ottica futura dovremmo, stando agli obiettivi che ci siamo dati, fare due milioni in più nel 2017, arrivando nel 2018 a toccare quota 25 milioni di euro. A supporto di questo piano di sviluppo, abbiamo previsto un lancio importante che ci proietterà in aree dove non siamo ancora presenti e investimenti in macchinari all’avanguardia per ottimizzare ed incrementare la produzione. In questo senso, abbiamo acquistato un nuovo stabilimento a Pozzolo Formigaro che diventerà un polo logistico tecnologicamente avanzato, in previsione di ulteriori aggiornamenti della sede produttiva e amministrativa, avviando inoltre un innovativo piano di comunicazione.

Quali sono i lanci e le novità del 2016?
Luca Barbato: Abbiamo appena lanciato una extension line della linea Rosa Mosqueta – che attualmente è tra le più importanti e che tra l’altro sta avendo un ottimo riscontro da parte del trade – sulla quale puntiamo molto in virtù del fatto che una parte dei 3 milioni in più di fatturato derivano proprio da questa linea. Basti pensare che alcune referenze sono rientrate nel ranking dei primi 9 – 10 prodotti più venduti a livello nazionale nell’area Skin Care, dove fino all’anno passato non eravamo ancora presenti e il trade stesso ci ha incentivato a fare ulteriori lanci in questo settore. Nel 2016 così, si è completata con altri 7 nuovi prodotti, portando l’offerta di gamma a 15 referenze e diventando così la più completa Linea Biologica Certificata del proprio segmento di mercato.

Su quali mezzi si sviluppa il vostro piano di comunicazione?
Luca Barbato: Oggi, quando parliamo di un piano di comunicazione, trattiamo di una comunicazione che si deve svolgere a più livelli: web, con contenuti che possono essere veicolati sul nostro sito o landing page di vario genere, il mondo della carta stampata – in particolare quello beauty – e attività a diretto contatto con le persone. Per esempio l’8 marzo a Cadorna è stata realizzata un’attività di guerrilla marketing per sensibilizzare il pubblico nei confronti del tema del biologico in cosmetica, unendo il concetto della naturalità dei nostri prodotti con un momento di particolare attenzione nei confronti del consumatore.
A maggio è stata lanciata la Campagna #BioVero, volta ad informare il consumatore sul mondo della cosmetica biologica, dove troppo spesso parole come “naturale” e “biologico” sono utilizzate a sproposito.
Nell’immediato futuro inoltre, organizzeremo incontri con blogger specializzate a Milano, Genova e Napoli, permettendo di toccare “con mano” la nostra filosofia di cosmetica naturale, attraverso non solo la presentazione dei prodotti ma mettendo a disposizione i nostri esperti di laboratorio e marketing, per soddisfare ogni curiosità.

Tutto questo come si integra con la vostra attenzione ai temi della sostenibilità?
Paolo Bassetti: Nell’approccio al quale tendiamo, non solo per la realizzazione dei nostri prodotti ma anche nei confronti dell’azienda stessa e nelle relazioni con i nostri clienti e fornitori, poniamo al centro il tema della sostenibilità, a tal punto da farlo diventare pilastro della business strategy. Il presidio e la leadership nell’area della cosmesi naturale è ovviamente il nostro obiettivo primario, dato che abbiamo inventato questo mercato all’interno della Grande Distribuzione portando grandi innovazioni. 
Ma è la concezione di qualità secondo noi che deve avere uno spettro un po’ più ampio rispetto alle due dimensioni di prezzo e performance. L’attenzione al packaging, ad esempio, è uno degli elementi imprescindibili: non si può presentare un prodotto come “naturale” senza preoccuparsi dell’impatto che ha il suo imballo. Quindi utilizzare non solo materiale che debba essere assolutamente riciclabile una volta finito di utilizzare il prodotto, ma che provenga da fonti riciclabili o da fonti sostenibili.

Voi avete siglato delle partnership con altre realtà anche sfruttando prodotti di scarti alimentari. Quindi la sostenibilità riguarda anche la materia prima oltre al packaging.
Paolo Bassetti: Esattamente. I processi con cui l’azienda gestisce la progettazione dei prodotti sono tutti green-oriented. 
Il fornitore diventa dunque centrale in quest’ottica ed è per questo che alla selezione delle materie prime affianchiamo percorsi di engagement e co-progettazione, attraverso incontri a tema e la creazione di focus-group.
L’anno scorso abbiamo concluso un processo di rilettura della metrica di qualificazione della nostra catena di fornitura inserendo nei punteggi con cui valutiamo l’attendibilità e il rapporto con i fornitori, anche elementi legati prettamente alla sostenibilità, alla loro capacità di agire in termini progettuali sugli impatti ambientali, il loro rapporto con il territorio e l’adozione di eventuali certificazioni etiche. A questo si aggiunge la Certificazione Biologica delle materie prime, il fatto che siamo certificati come non testanti i prodotti sugli animali e non ultimo, la garanzia che tutto il processo di lavorazione sia svolto in Italia. 
Gli ultimi due anni sono stati essenziali per l’acquisizione di una consapevolezza tale per cui la sostenibilità è diventata parte fondamentale della nostra strategia. Crediamo che la sostenibilità sia il futuro perché si tratta di un approccio che rappresenta una garanzia sia per il consumatore che per il nostro cliente, oltre che per noi. Bisogna attivarsi per diventare un’entità che concepisca la sostenibilità come qualcosa di normale, sempre più integrata nella filosofia di fare impresa.